ROMA - Sale la tensione al Centro di identificazione e espulsione di Ponte Galeria a Roma. Dopo uno sciopero della fame che ha coinvolto una cinquantina degli immigrati detenuti, che due sere fa hanno rifiutato il cibo per protesta, ieri si è registrato l'ennesimo caso di autolesionismo. Un trattenuto tunisino - che ci ha chiesto di mantenere l'anonimato – dopo aver ricevuto la notifica della proroga di altri 60 giorni del trattenimento per l'identificazione e espulsione, dopo due mesi già trascorsi nel Cie, ha reagito con un gesto di protesta estrema. I suoi compagni di cella raccontano: si è bevuto due bottiglie di shampoo e poi ha ingoiato una lametta da rasoio. Lui conferma tutto. È ancora sotto shock. Lo hanno portato d'urgenza in infermeria per salvarlo. Ma subito dopo la visita sarebbe stato malmenato da un agente di polizia. Al centro di identificazione e espulsione è arrivato da Venezia, dove ha scontato una pena di sei mesi di carcere per non aver ottemperato all'ordine di allontanamento dal territorio italiano. Non è il solo a mettere a rischio la vita come gesto estremo di protesta.
Insieme a lui un uomo e una donna si sono feriti a una coscia e a in piede davanti alle telecamere di sicurezza. Attualmente a Ponte Galeria sono ospitate 245 persone, 120 uomini e 125 donne. E dire che soltanto due giorni fa il centro di Ponte Galeria era stato visitato da una delegazione dei consiglieri del Comune di Roma (Santori, Aiuti e Salvador, Pdl) che avevano riscontrato “un ottimo trattamento” e “ottime condizioni igieniche e di assistenza sanitaria e sociale verso gli ospiti del centro con la presenza di una importante mediazione culturale e linguistica”.
Esprime preoccupazione invece il Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, che ha detto: "Questi centri stanno diventando delle vere e proprie carceri (...) giorno dopo giorno, stanno diventano dei veri e propri centri della disperazione"