ROMA - Tutti i migranti che entrano illegalmente sul territorio maltese sono detenuti. La legge maltese sull'immigrazione, risalente al 1970, stabilische che tutti gli immigrati con un ordine di espulsione debbano essere detenuti fino alla loro espulsione dal territorio. Una volta arrestati, i migranti sono detenuti anche se presentano richiesta di asilo politico. Fino al 2002 il numero di migranti detenuti non superava il centinaio, e in pochi casi la detenzione superava il mese. Malta era un punto di transito per raggiungere la Sicilia. Soprattutto per pakistani, bengalesi e srilankesi, che venivano traghettati dall'isola sulle coste siracusane. Ma di sicuro non era una meta dei migranti. Le cose iniziano a cambiare nel 2002. La Tunisia ha aumentato il pattugliamento davanti alle proprie coste e il grosso degli imbarchi per la Sicilia si sposta a sud est, in Libia. Malta si trova lungo la nuova rotta per la Sicilia. Gli arrivi sull'isola aumentano vertiginosamente. Nessuno ha come meta La Valletta. Ci finiscono le navi in avaria o alla deriva. Nel 2002 arrivano 1.686 persone. Sono 502 nel 2003 e di nuovo 1.388 nel 2004, anno in cui Malta entra a far parte dell'Unione europea. E su ancora: 1.822 nel 2005 e 1.780 nel 2006. Di fronte all'emergenza sbarchi i periodi di detenzione diventano di mesi e anni. Poi la riforma dell'attuale governo, che ha posto un limite alla detenzione: 18 mesi, entro i quali, se non si è deportati, si viene rilasciati sul territorio.
I centri di detenzione maltesi sono quattro: Safi Barracks, Hal Far, Ta’ Kandja e Lyster Barracks. I rapporti delle ong sono durissimi, in particolare per quanto riguarda le condizioni e la durata della detenzione, con particolare preoccupazione per i casi più vulnerabili e per le conseguenze psicologiche che causa.
Per saperne di più consigliamo i seguenti rapporti:
Médecins du Monde Report on Malta
European Parliament LIBE Committee report on its visit to the administrative detention centres in Malta
Commitee for the Prevention of Torture report and government response
FIDH report
JRS Malta Paper