08 August 2008

Quando lo Sprar funziona: rifugiato disabile accolto a Ferrara

Cortile del Cara di FoggiaFOGGIA – A volte funziona. Sebbene il Servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) conti un numero insufficiente di posti (3.000 per il 2009, a fronte di 14.050 richieste d'asilo presentate in Italia nel 2007), sono molti i rifugiati che grazie al Servizio centrale accedono ad una seconda accoglienza, una volta rilasciati dai centri di prima accoglienza. M. è uno di loro. Viene dalla Somalia. Classe 1967. La commissione territoriale di Foggia gli ha riconosciuto un permesso di soggiorno di protezione internazionale un mese fa. Lunedì partirà per la città di Ferrara, dove sarà ospitato da un progetto Sprar.



Interno di una stanza del CaraM.ha una disabilità motoria alla gamba destra da quando nel 1996 rimase vittima di un incidente stradale durante alcuni scontri militari a Mogadiscio. Un gruppo di uomini armati della milizia avevano aperto il fuoco contro alcune postazioni dell'esercito nella capitale. M. aveva 29 anni e stava fuggendo, quando fu investito dal fuoristrada dei miliziani. M. mi racconta la sua storia in un italiano fluente. Si stava per laureare in ingegneria a Mogadiscio, prima della guerra, e all'università aveva studiato la lingua dei suoi colonizzatori. Per arrivare in Italia ha dovuto attraversare il deserto del Sahara verso la Libia e poi il mare. Il suo sacrificio è valso a qualcosa. Visto che adesso potrà chiedere il ricongiungimento familiare con la moglie e i due bambini, oggi rifugiati nel piccolo stato di Gibuti, sul mar Rosso. A causa della sua disabilità, M. è stato accolto nella sezione protetta del Centro di prima accoglienza di Borgo Mezzanone, ovvero negli edifici costruiti per il Centro di identificazione e espulsione che poi non fu mai aperto. In questi mesi ha condiviso la camera con cinque richiedenti asilo politico afgani.

Gabriele Del Grande, pubblicato da Redattore Sociale l'8 agosto 2008