02 December 2008

Novembre 2008

ROMA, 08 dicembre 2008 – Sono almeno 41 i migranti che hanno perso la vita alle frontiere europee nel mese di novembre. Otto persone sono annegate nel Canale di Sicilia, tre delle quali vittime di un naufragio fantasma avvenuto al largo di Malta tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. Quattro persone sono invece morte alle isole Canarie, dopo essere state ricoverate in condizioni critiche di salute a causa dei viaggi sempre più lunghi. In un caso la piroga era partita addirittura dalla Guinea Conakry, a sud del Senegal, per una traversata durata 12 giorni. Due vittime anche in Grecia, mentre un naufragio al largo dell’isola francese di Mayotte, nell’oceano Indiano, ha fatto 21 morti. Nel deserto algerino di Tanezrouft invece sono stati ritrovati i resti di sei migranti.

E il bollettino avrebbe potuto essere ben più grave. Forse disastroso. Lo scorso 27 novembre infatti i pescherecci Ariete, Monastir, Ghibli, Twenty Two e Giulia P.G di Mazara del Vallo (Trapani) hanno salvato la vita a 650 migranti a bordo di due navi bloccate nel mare in tempesta al largo di Lampedusa. Le condizioni meteo erano talmente proibitive da non permettere alle motovedette della Guardia costiera di lasciare gli ormeggi di Lampedusa. Solo i grandi motopesca di Mazara del Vallo erano in grado di affrontare la burrasca. E lo hanno fatto, rispondendo positivamente alla richiesta della Capitaneria di porto. Un atto nobile ed eroico che ribadisce la priorità del soccorso in mare, a due mesi dall'udienza finale del processo ai pescatori tunisini, che si terrà il prossimo 9 febbraio a Agrigento.

Nel reportage del mese parliamo di Libia. Da anni Amnesty International e Human Rights Watch parlano delle condizioni dei centri di detenzione libici. Finalmente Fortress Europe è riuscita a visitarne alcuni, e questo mese dedica un lungo racconto – con foto – alla vicenda dei 600 eritrei prigionieri a Misratah. Sono in carcere da due anni. Chi non ha la fortuna di rientrare nei piani di reinsediamento dell’Acnur è obbligato a fuggire. E a tentare di nuovo la via del mare. A suo rischio e pericolo