ROMA, 9 gennaio 2009 – Una settimana dopo l’uccisione di un migrante da parte delle forze ausiliarie dell’esercito marocchino, che presidiano la frontiera dell’enclave spagnola di Melilla, Amnesty International ha ufficialmente chiesto a Rabat di aprire un’indagine per fare luce su quanto accaduto. La notte di capodanno, un gruppo di una cinquantina di migranti sub-sahariani ha tentato di saltare la doppia recinzione alta sei metri che corre lungo il confine di Melilla. Per fermarli, le forze militari marocchine hanno sparato una serie di colpi. Uno dei migranti è stato ferito gravemente ed è morto poco dopo all’ospedale El Hassani, a Nador. Si tratta di un giovane camerunese di 29 anni, noto come Alino. Altri 14 uomini sono stati arrestati e deportati arbitrariamente alla frontiera algerina, in prossimità di Oujda.
Alino non è il primo migrante sub-sahariano ucciso dalle forze ausiliarie marocchine. Tra il 2005 e il 2006, almeno 15 migranti furono abbattuti a colpi di arma da fuoco lungo la frontiera di Ceuta e Melilla. L’ultima omicidio di cui si ha notizia risale al 24 dicembre 2006. E il 31 luglio 2007, due migranti furono abbattuti nel Sahara occidentale, nei pressi di El ‘Ayun, mentre si imbarcavano per le Canarie. Per non parlare del gommone affondato all'alba del 28 aprile 2008 da agenti della marina reale marocchina, al largo di al-Hoceima, sulla rotta per la Spagna. Un incidente che costò la vita ad almeno 28 emigranti.
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