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Dal febbraio 2007 la Libia ha instaurato un regime di visti d’ingresso (fanno eccezione Egitto e Tunisia) e istituito presso il ministero degli Interni la “Agenzia per la sicurezza dei confini”, la “Guardia costiera” - dotata però di soli 12 gommoni e 12 motovedette per 2.000 km di costa - e il “Dipartimento contro l’immigrazione illegale”. Nel 2006 sono stati arrestati 357 passeurs, ovvero organizzatori dei viaggi dei migranti senza documenti, dei quali 284 libici. Nello stesso periodo sono stati sequestrate 51 auto, 17 barche e 36 telefoni satellitari. E nello stesso periodo sono stati anche recuperati 360 cadaveri di migranti. Il rapporto non specifica se morti in mare o nel deserto. Non è l’unico dettaglio taciuto. Il rapporto infatti non dice niente sulle modalità degli arresti, sulla loro convalida, sulla durata della detenzione, sulla nazionalità dei rimpatriati e sulle condizioni delle carceri. Il centro di detenzione di Kufrah, frontiera col Sudan, è descritto come “rudimentale e carente di servizi”. Eppure di quello stesso centro, “Human Rights Watch” scriveva in un rapporto pubblicato nel settembre 2006, di rifugiati detenuti in condizioni degradanti, di donne arrestate con bambini piccoli, di abusi e maltrattamenti commessi dalla polizia e di espulsioni collettive verso paesi a rischio. “L’Europa chiude gli occhi sugli abusi dei migranti commessi in Libia”, scriveva allora “Human Rights Watch”. E Frontex sembra fare oggi lo stesso.
Tra gli allegati del rapporto figura una lettera datata 25 maggio 2007, inviata dal vice direttore esecutivo di Frontex, Gil Arias, a Rammadan Ahmed Barq, direttore del Dipartimento libico per gli affari con l’Europa. Nella lettera Frontex invita la Libia a cooperare con i pattugliamenti europei del Canale di Sicilia. I pattugliamenti della missione Nautilus II si sono conclusi il 14 ottobre scorso, ma il Commissario europeo Franco Frattini ha garantito che riprenderanno dal 2008 in forma permanente e con la partecipazione, per l’appunto, della Libia. La contropartita che l’Ue offre a Tripoli sarebbe l’installazione di un sistema di sorveglianza del confine sud della Libia. Un confine in pieno deserto del Sahara, lungo 4.400 km e difficile da controllare. Da quella frontiera ogni anno migliaia di migranti entrano in Libia. Solo nella regione di Ghat, lungo la frontiera con l’Algeria, gli arresti nel 2006 sono stati 4.275 e nei primi cinque mesi del 2007 erano già 2.450, secondo il rapporto Frontex. Già lo scorso 18 settembre 2007, il ministro dell’interno Giuliano Amato aveva annunciato: “Abbiamo ottenuto oggi il mandato per andare avanti sulla fornitura di materiale alla Libia per un sistema di sorveglianza elettronica delle sue frontiere sud”. Per capire di che forniture si tratti, basta scorrere gli allegati del rapporto segreto della missione Frontex, dove le autorità libiche elencano le proprie richieste a Bruxelles: 12 aerei da ricognizione, 14 elicotteri, 240 fuoristrada, 86 camion, 80 pick-up, 70 autobus, 28 ambulanze, 12 sistemi radar, 10 navi, 28 motovedette,100 gommoni, 400 visori notturni, 14 sistemi di scannerizzazione delle impronte digitali, e poi stazioni radio e sistemi di navigazione satellitare.