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Sono forse questi i primi frutti della "cattiveria" invocata dal ministro Maroni contro gli stranieri senza permesso di soggiorno? E non è ancora niente rispetto a quanto accadrà nelle carceri libiche. Il Senato ha ratificato l'accordo con Gaddhafi lo scorso 3 febbraio. Due giorni dopo Maroni è rientrato da Tripoli con la promessa dell'avvio dei pattugliamenti congiunti. Nei prossimi giorni una delegazione libica arriverà a Gaeta per ritirare le sei navi della Guardia di Finanza. E già dal mese di aprile le deportazioni collettive di migranti e rifugiati verso la Libia potrebbero diventare la prassi nel Canale di Sicilia. Con la benedizione dell'Unione europea. Il commissario UE per le relazioni esterne Benita Ferrero-Waldner sarà infatti a Tripoli il 9 e 10 febbraio proprio per negoziare, insieme ai nuovi accordi commerciali, anche la questione dell'immigrazione. Una questione che "desta una crescente preoccupazione" e per risolvere la quale, garantisce il commissario, l'Europa cercherà "la forma di cooperazione più appropriata". Libia che intanto continua a chiedere l'ingresso di immigrati dall'Asia. Proprio così. Con una mano ripulisce il cortile dell'Europa dagli emigranti africani. E con l'altra ne prende a centinaia di migliaia in paesi come Bangladesh, Filippine e Sri Lanka. Proprio così. Anche con il sanguinario regime sri lankese. L'ultimo accordo chiede l'arrivo di 100.000 lavoratori srilankesi. Il triplo degli emigranti e rifugiati africani arrestati e torturati nelle carceri libiche lo scorso anno.