ROMA, 18 maggio 2008 - Era la notte di domenica 20 giugno 2004, quando una nave della ong tedesca Cap Anamur, navigando in acque internazionali, avvistò 37 migranti - tutti uomini e originari dell'Africa sub Sahariana - a bordo di un gommone alla deriva in acque internazionali, tra la Libia e l'isola di Lampedusa. La Cap Anamur stava facendo un giro di prova dopo aver riparato il motore a Malta. La nave ottenne il permesso di attraccare nel porto di Porto Empedocle, ad Agrigento, soltanto 21 giorni dopo, il 12 luglio 2004. Il governo italiano contestava alla Cap Anamur di essere entrata in acque maltesi e pretendeva che i profughi fossero portati a Malta. Inoltre essendo la nave di proprietà tedesca l'Italia delegava alla Germania la responsabilità dei profughi. Dopo 20 giorni di negoziazione, in cui la nave ferma in alto mare fu raggiunta da giornalisti, politici, missionari e membri del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), finalmente venne concesso di attraccare a Porto Empedocle. Ma al momento dell'arrivo Elias Bierdel, Stefan Schmidt e Vladimir Dachkevitce, rispettivamente presidente dell’associazione umanitaria Cap Anamur, comandante e primo ufficiale della nave omonima, vennero arrestati in flagranza di reato con l'accusa di "favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina". La nave fu posta immediatamente sotto sequestro e venne restituita all'associazione, sotto pagamento di una cauzione, solo il 28 febbraio del 2005. In seguito è stata venduta. I 37 migranti vennero portati, subito dopo lo sbarco, nel Cpt di San Benedetto ad Agrigento, chiuso pochi mesi dopo la visita del Comitato europeo di Prevenzione della Tortura. Da lì vennero trasferiti dopo 48 ore al Cpt di Pian del Lago a Caltanissetta. 30 di loro furono rimpatriati in Ghana e 5 in Nigeria. In Ghana vennero quindi arrestati per lesa immagine del paese e alto tradimento della patria. Il processo a Bierdel, Schmidt e Dachewitsch è durato cinque lunghi anni e volgerà presto alla fine.
L'udienza finale è fissata per il 3 giugno 2009. L'accusa ha chiesto 4 anni di carcere e 400 mila euro di multa per Elias Bierdel e Stefan Schmidt. Dachewitsch, primo ufficiale a bordo, è stato invece prosciolto. La Procura sostiene che il salvataggio fu “una grande speculazione mediatica per pubblicizzare un film documentario e trarne vantaggi di notorietà”. Secondo la difesa, invece, i tre imputati meritano una medaglia al valore, per la civiltà dimostrata. La solidarietà non è mai reato. Per questo anche noi come Fortress Europe abbiamo sottoscritto l'appello lanciato dalla tedesca Pro Asyl. Se volete fare altrettanto, firmate ora. Per saperne di più invece vi rimandiamo allo speciale in tedesco su borderline-europe.