27 July 2009

Brevi dalla frontiera n°1

ROMA, 24 luglio 2009 – Da oggi iniziamo a pubblicare sul blog, una volta a settimana, i brevi lanci delle agenzie stampa sul tema delle frontiere europee. In evidenza la polemica tra Fini e le autorità libiche, che hanno negato la visita ai campi di una delegazione di parlamentari. Poi il nuovo accordo tra Italia e Algeria, il sequestro dei cantieri del nuovo Cie a Lampedusa e il respingimento a Malta di 9 emigrati che dall’isola cercavano di fuggire, nascosti su un traghetto diretto a Pozzallo, in Sicilia. Attenzione alla notizia del Daily Mail: a Calais i rifugiati non si tagliano i polpastrelli perché hanno precedenti penali, ma solo perché le loro impronte sono state registrate in Italia o in Grecia, e quindi non potrebbero chiedere asilo in un altro Paese Ue firmatario della convenzione di Dublino.

IN 9 IN SICILIA DA MALTA NASCOSTI IN CATAMARANO
RAGUSA, 24 LUG - Nove immigrati, ivoriani e indiani, che viaggiavano nascosti a bordo del catamarano Maria Dolores proveniente da Malta, sono stati trovati e identificati ieri sera dalla guardia costiera, che ha controllato l'imbarcazione al suo arrivo a Pozzallo (Ragusa). I migranti sono stati scoperti dall'equipaggio del catamarano poco prima dell'approdo a Pozzallo. Il comandante ha poi avvertito la guardia costiera. Gli stranieri, ultimate le operazioni di identificazione, hanno fatto rientro a Malta. (ANSAmed)

CIPRO SI CANDIDA A SEDE UFFICIO EUROPEO ASILO
ROMA, 24 LUG - Cipro ha espresso il suo interesse ad ospitare l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo, proposto dalla Commissione europea. Il ministro degli Interni cipriota Neoclis Sylikiotis, che nei giorni scorsi ha partecipato a Stoccolma ad una riunione informale dei ministri degli Esteri e degli Interni europei, ha esortato l'Ue a creare questo ufficio per aiutare i Paesi investiti da ondate di immigrazione illegale. In un comunicato stampa, la Commissione europea ha dichiarato che, se la proposta venisse rapidamente approvata, l'ufficio dovrebbe essere operativo a partire dal 2010. Il termine ultimo per candidarsi ad ospitarne la sede centrale è meta ottobre. «La risposta iniziale alla nostra offerta - ha dichiarato Sylikiotis - è stata positiva, la questione è ancora in discussione ed è stato messo l'accento sull'importanza di stabilire per l'ufficio un quartier generale nel Mediterraneo, dove i membri dell'Ue subiscono la più grande pressione sul fronte delle migrazioni». Nel suo intervento a Stoccolma, il ministro cipriota aveva messo l'accento sulla nececessità di un lavoro più intenso in questo settore. L'obiettivo, secondo Sylikiotis, è quello di creare un sistema comune a livello europeo, che includa cooperazione pratica, divisione delle responsabilità, così come la solidarietà tra i membri dell'Unione verso quei Paesi come Cipro, che - a causa della loro posizione geografica - hanno maggiori problemi sulla gestione dell'asilo politico. (ANSAmed)

GDF SEQUESTRA OPERE ABUSIVE IN CIE LAMPEDUSA
PALERMO, 23 lug. - (Adnkronos) - I militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Agrigento hanno sequestrato ieri alcune opere edilize presso l'ex base militare Loran di contrada di Ponente, a Lampedusa, che doveva essere trasformata in centro di identificazione ed espulsione di migranti. I manufatti secondo l'accusa sono stati realizzati «illegittimamente in zona sottoposta a vincolo paesaggistico assoluto in assenza della prescritta autorizzazione rilasciata dalla soprintendenza ai beni culturali ed ambientali». L'ordinanza di sequestro preventivo è stata emessa dal gip di Agrigento, Alberto Davico, su richiesta del procuratore, Renato Di Natale, dell'aggiunto, Ignazio Fonzo, e dei sostituti Luca Sciarretta e Michela Francorsi. La Guardia di Finanza, dopo le denunce presentate da diverse organizzazioni umanitarie e ambientaliste, ha svolto, su delega della Procura, indagini raccogliendo «gravi precisi e concordanti indizi di colpevolezza», a cui si è aggiunta anche la consulenza tecnica eseguita da esperti nominati dalla Procura. Le indagini, con diversi indagati a più livelli di responsabilità, non si sono ancora concluse, essendo in corso ulteriori accertamenti. Nei mesi scorsi il Comune di Lampedusa aveva denunciato che una parte del Cie di contrada Ponente era abusiva. I pareri necessari per adeguare la struttura dovevano essere espressi durante una conferenza di servizi a cui hanno partecipato rappresentanti del Comune, della soprintendenza, degli assessorati regionali al Territorio e ai Beni culturali e i funzionari del ministero dell'Interno. Il dirigente dell'ufficio tecnico di Lampeusa, però, aveva detto che i pareri preventivi erano inutili, dal momento che le opere erano state già realizzate.

BLOCCATI IN PORTO BARI 7 CLANDESTINI IRACHENI
BARI, 23 LUG - I funzionari del Servizio vigilanza antifrode dell'ufficio delle Dogane di Bari, con la collaborazione della Guardia di finanza, hanno rintracciato nel porto sette clandestini iracheni. I clandestini erano nascosti a bordo di un camion, proveniente dalla Grecia, tra fusti di ciliegie, tappi e capi d'abbigliamento, e sono stati consegnati alla Polizia di frontiera per il rimpatrio. Nel corso di altri controlli, sempre nel porto di Bari, sono stati sequestrati invece 48 chilogrammi di sigarette che erano nascosti nelle valigie di alcuni passeggeri. (ANSA)

PUGLIA;IN OSPEDALE 4 AFGHANI TROVATI IN UN TIR
GINOSA (TARANTO), 23 LUG - Quattro immigrati di nazionalità afghana, due dei quali minorenni, sono stati trovati dai carabinieri chiusi in una sorta di ripostiglio all'interno di un tir fermato per un controllo a Ginosa. Gli afghani erano in precarie condizioni di salute. Personale del '118', intervenuto sul posto, ha riscontrato sindromi di astenia dovuta al viaggio in condizioni disumane a causa del caldo torrido e i quattro sono stati trasportati all'ospedale di Castellaneta per accertamenti. I carabinieri stanno valutando la posizione dell'autista dell'autoarticolato. (ANSA)

ITALIA-ALGERIA: MANGANELLI, ACCORDO CONTRO EMIGRAZIONE
ALGERI, 22 LUG - Con l'accordo che sarà firmato oggi tra Italia e Algeria «intendiamo raggiungere l'obiettivo di rafforzare l'azione di contrasto all'emigrazione clandestina nella tratta di essere umani attraverso il potenziamento della collaborazione bilaterale». Lo ha dichiarato il capo della polizia prefetto Antonio Manganelli al termine della cerimonia tenuta per il 47mo anniversario della creazione della polizia algerina. Alla cerimonia erano presenti il ministro dell'Interno algerino, il capo della polizia Ali Tounsi e il prefetto Manganelli, unico ospite straniero. (ANSA).

TRATTA CLANDESTINI AFGHANI, CONDANNE A 6 ANNI
ANCONA, 22 LUG - Con l'aggravante dei trattamenti inumani e degradanti per il viaggio di 20 clandestini (quattro minori) dalla Grecia ad Ancona nel doppio fondo di un rimorchio, il tribunale di Ancona ha condannato due persone a sei anni di carcere e 220mila euro di multa a testa per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Gli imputati sono Iulian Miron, 32 anni, romeno, e Konstantinos Ioakeimidis, 41 anni, kazako. Il fatto risale al 4 giugno scorso, quando i militari della guardia di finanza avevano notato due uomini a bordo di una motrice (condotta da Miron) che si avvicinavano con fare sospetto ad un rimorchio sbarcato dalla motonave 'Filippos' per agganciarlo. Dai controlli successivi i finanzieri avevano scoperto la presenza dei clandestini nella parte anteriore del rimorchio in un doppio fondo lungo circa 1,5 mt.. I 16 afghani maggiorenni erano stati reimbarcati sulla motonave mentre i minorenni erano stati affidati ai servizi sociali del Comune. La difesa di Ioakeimidis, rappresentata dall'avv. Pietro Sgarbi, ha già preannunciato l'appello. L'imputato, è la tesi, è estraneo al fatto e al momento del controllo non era con Miron ma si trovava all'interno di un bar nella zona portuale. Il tribunale ha disposto la confisca di motrice e rimorchio che potrebbero essere assegnate ad associazioni umanitarie.(ANSA).

STAMPA GB, CLANDESTINI SI CANCELLANO IMPRONTE
LONDRA, 22 LUG - Si bruciano le dita sui fornelli, si tirano via strati di pelle con coltelli o rasoi oppure usano l'acido per cancellare le proprie impronte digitali, spazzando via i loro precedenti con la giustizia. Secondo quanto riporta oggi il Daily Mail, i migranti clandestini che a Calais attendono e sperano di ottenere l'asilo politico in Gran Bretagna ricorrono a questa pratica per evitare di essere collegati ai propri precedenti penali, schedati nel database dell'Unione Europea. Il prefetto di Calais Gerard Gavory ha dichiarato al tabloid che nelle scorse settimane sono stati fermati almeno 57 rifugiati senza impronte digitali nella cittadina portuale francese, dove tra i 2000 migranti che attendono di attraversare la Manica (nella maggior parte dei casi in maniera illecita) molti hanno la fedina penale sporca o si sono già visti rifiutare la richiesta di asilo. Secondo le norme chi ha precedenti con la giustizia può essere rimpatriato. Allo stesso modo, se una richiesta d'asilo presentata in uno dei paesi dell'Unione è stata respinta, anche gli altri Paesi possono rifiutarsi di accogliere l'immigrato. E cancellare le proprie impronte e con esse il proprio passato, per i clandestini resta l'unica opzione.

OLTRE UN MILIONE I TUNISINI ALL'ESTERO
TUNISI, 22 LUG - Oltre un milione di cittadini tunisini, in pratica un decimo della popolazione del Paese, vivevano all'estero alla fine del 2008 e, di questi oltre 140 mila in Italia. I dati, che si riferiscono ovviamente agli emigrati regolari, cioè quelli con permesso di soggiorno concesso dai Paesi di residenza, sono rilevati dalle statistiche del ministero degli Esteri tunisino, compilate sulla base dei registri consolari. Le rilevazioni del ministero confermano che la Francia ospita la più grande comunità di tunisini che risiedono all'estero, con 577.998 unità, seguita dall'Italia (141.907), dalla Libia (83.633) e dalla Germania (82.635). Per quanto riguarda l'Italia (141.907) i tunisini regolari che vi risiedono erano, sempre al 31 dicembre dello scorso anno, 96.566 uomini e 45.341 donne; in Francia vivevano 360.663 uomini e 217.335 donne, in Germania 50.285 maschi e 32.346 femmine, in Libia, rispettivamente, 65.210 e 18.423. Per ciò che concerne l'Europa, le statistiche sottolineano che l' Italia, la Germania e la Svizzera hanno fatto registrare un ritmo di crescita (essenzialmente dovuto ai flussi in arrivo) superiore alla media generale, con un tasso medio annuo del 14 per cento per quanto riguarda l'Italia, del 6 per cento la Germania e del 6,6 per cento la Svizzera. Dalle rilevazioni alcuni dati curiosi. Nel mondo il Paese in cui risiedeva in numero più basso di tunisini è il Kenya, dove vivevano tre soli cittadini della Tunisia, tutte donne. Altro dato curioso quello relativo al Kuwait, dove - invertendo la costante rilevata nella totalità degli altri Paesi terminali dei flussi di emigrazione e legata al lavoro svolto - la componente femminile, con 1.173 unità, superava quella maschile, ferma a 904. Tornando all'Europa, il Paese che ospitava il minor numero di tunisini era la Serbia, con sedici uomini e tre donne. Le statistiche del Ministero degli Esteri tunisino, notano, infine, che i tunisini residenti in Europa (sempre alla fine dell'anno 2008) erano 873.947, nei Paesi arabi 153.256 e in quelli africani 754 (più, nella casella degli «altri Paesi» 45), in America e in Australia 28.291, in Asia 1.246 (in particolare, 624 in Giappone). (ANSAmed).

BARROT A PE, ALTRI CHIARIMENTI SU RIMPATRI
BRUXELLES, 22 LUG - La Commissione Ue «invita la autorità italiane a fornirle informazioni supplementari sulle circostanze dei rimpatri verso la Libia e le norme in vigore per assicurare l'osservanza del principio del non-respingimenti in occasione dell'attuazione dell'accordo bilaterale fra i due paesì. Si conclude così la lettera, della quale l'ANSA ha avuto visione, che il vicepresidente della Commissione Ue Jacques Barrot ha inviato una settimana fa al presidente della commissione Libertà civili dell'Europarlamento, Fernando Lopez Aguilar, in risposta ad una lettera del suo predecessore sui rimpatri effettuati verso la Libia.(ANSA).

FINI CONTRO LA LIBIA, DELUDENTE E MIOPE
ROMA, 21 LUG - «Inadeguata, deludente e politicamente miope». In questi tre aggettivi il presidente della Camera Gianfranco Fini ha condensato oggi tutto il suo disappunto per la risposta delle autorità libiche alla sua proposta di una commissione mista di parlamentari italiani e libici per verificare nei centri di raccolta degli immigrati in Libia il rispetto dei diritti umani e delle garanzie per chi chiede asilo. L'invito di Fini - poco dopo la recente visita bilaterale del colonnello Muammar Gheddafi a Roma - era stato rivolto al segretario del Congresso generale del popolo libico Embarak el Shamek. Che non ha tardato a rispondere. Sostanzialmente picche. Perchè è vero che Tripoli ha dato un formale via libera alla costituzione della commissione proposta dall'inquilino di Montecitorio. Ma - si precisa nella missiva di Embarak el Shamek che Fini ha letto oggi davanti ai giornalisti parlamentari - «non per i motivi citati». In primo luogo perchè, tutto sommato, si tratta di una «questione interna». E poi, hanno fatto sapere dalla Gran Giamahiria, perchè in quei centri «non ci sono rifugiati politici». E il rispetto dei diritti umani? «Il mio Paese - ha scritto El Shamek - ha emesso la grande carta verde per i diritti dell'uomo, nel rispetto di tutti gli atti internazionali in materia». Un atteggiamento, quello di Tripoli, che non è piaciuto affatto a Fini. Sono settimane che il presidente della Camera non sta facendo mancare appunti 'criticì verso la politica dei respingimenti adottata dal governo nel contrasto all' immigrazione clandestina. Come quando, in piena polemica per le accuse lanciate al nuovo pacchetto di misure dall'Unhcr, definì «immorale» respingere un clandestino senza aver prima verificato se sia in condizione di ottenere lo status di rifugiato. Un' attenzione costante ai diritti umani, che oggi è tornato a ribadire: «Nei rapporti tra paesi - ha detto riferendosi all'amicizia italo-libica, sancita dal Trattato di amicizia che ha messo fine ad anni di contenziosi - è doveroso porre in cima il rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali». Con Fini si schiera subito Rocco Buttiglione, dell'Udc: «Condividiamo la sua delusione», afferma il vice presidente della Camera, sottolineando come esista «un problema gravissimo dell'accoglienza degli immigrati in Libia, molte volte trattenuti in condizioni disumane e privati di ogni diritto. Queste persone sono in parte rilevante rifugiati che fuggono davanti alla persecuzione religiosa, politica e civile e alla guerra». Nient'affatto stupito dalla risposta libica si dice invece Benedetto Della Vedova, il deputato del Pdl di area radicale che lancia un monito anche al governo: «La cooperazione in materia di contrasto dell'immigrazione illegale esige che il nostro paese non presuma, ma accerti che i 'respingimentì verso la Libia e il trattamento degli immigrati respinti avvengano nel quadro delle regole stabilite dal diritto internazionale. Penso che l'esecutivo abbia l'interesse e il dovere di chiarire e non di eludere la situazione». Critici con entrambe le parti i radicali: «La risposta della Libia rappresenta una chiara ammissione di colpevolezza», premette Matteo Mecacci, ma se «il Parlamento italiano avesse a cuore il rispetto della legalità internazionale dovrebbe rimettere in discussione e denunciare il Trattato di Amicizia con Gheddafi per mancato rispetto del diritto internazionale».(ANSA)

TRIPOLI REPLICA SU RICHIESTA COMMISSIONE MISTA PER VISITARE CENTRI LIBICI
ROMA, 21 LUG - «Inadeguata, deludente e politicamente miope: definirla così è un dato di fatto». Con queste parole il presidente della Camera Gianfranco Fini bolla la risposta pervenutagli rispetto alla richiesta di costituire una commissione mista di parlamentari italiani e libici per visitare i centri in cui vengono raccolti in Libia gli immigrati in transito verso l'Europa. Ma da Tripoli è giunta una risposta secca, da parte del segretario con Congresso generale del popolo, Embarak el Shamek, che ha detto che quella dei campi è una «questione interna» libica. Fini aveva avanzato la sua proposta al presidente del Parlamento libico dopo la visita a Roma del colonnello Muammar Gheddafi. «Avevo prospettato la costituzione concreta di una delegazione mista di parlamentari - spiega Fini - che potessero recarsi nei centri di raccolta in Libia degli immigrati per verificare in quei luoghi il rispetto dei diritti umani e delle garanzie per chi richiede asilo». La risposta del vertice dell'assemblea popolare libica non è tardata, e Fini la legge ai giornalisti parlamentari. Da Tripoli si dà l'ok alla delegazione mista, «ma non per i motivi citati» dalla richiesta di Fini. Motivi non condivisi perchè, si spiega da Tripoli, «nei centri non ci sono rifugiati politici. Quanto ai diritti umani - prosegue la missiva libica - il nostro Paese ha emesso la grande Carta verde dei diritti umani a loro tutela». Dopo aver dato il suo giudizio sulla lettera, Fini ha detto: «Nei rapporti tra Paesi è doveroso porre in cima il rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali». (ANSAmed)