MILANO, 22 aprile 2009 – Continua la polemica tra Italia e Malta sulle responsabilità del soccorso in mare degli immigrati. La Commissione Europea ha discusso ieri il caso del cargo turco Pinar, ma per ora non ha preso decisioni in materia. Dal primo gennaio 2007, l’Italia ha compiuto 670 operazioni di salvataggio nelle acque Sar (search and rescue) internazionali di competenza maltese. L’obiettivo di Maroni sembra a questo punto non tanto scaricare su Malta l’accoglienza di migliaia di persone in piu’, quanto piuttosto ridistribuire i fondi europei per il controllo delle frontiere esterne. Nel 2009 l’Ue metterà a disposizione per l’Italia 17,7 milioni di euro, di cui 12,6 utilizzabili per il controllo delle frontiere marittime. Per Malta, invece, l'Ue ha stanziato 7,3 milioni; di questi la quasi totalità, 7,1 milioni sono per il controllo delle frontiere. Dall’inizio del 2007 l’Italia ha tratto in salvo 42.600 persone: solo la prima assistenza di queste persone (vitto e alloggio nei centri) è costata quasi 78 milioni. Piu’ i 3 milioni spesi per il soccorso in mare e i circa 4,5 milioni per il noleggio degli aerei con cui gli immigrati vengono trasferiti nei vari Centri di accoglienza o di identificazione ed espulsione sparsi sul territorio. Il programma pluriennale 2007-2013 prevede un contributo di 211 milioni per l’Italia. Soldi destinati all'informatizzazione e all'integrazione di un sistema unico europeo per il controllo delle frontiere, allo sviluppo di una rete europea permanente di pattuglie marittime, e alla lotta contro l'immigrazione nelle ambasciate all'estero. Soldi che sembrano troppo pochi rispetto ai 112 milioni assegnati per lo stesso periodo a Malta, uno Stato di 400.000 abitanti che riceve tra i duemila e i tremila immigrati ogni anno. Chissà che Maroni non voglia proprio rinegoziare l'assegnazione di altri fondi europei.