02 January 2012

Speciale musica e harraga: Sardinia Harraga


Lui si chiama Azzedine Nebili, Azzou in arte. E insieme a Ismail e Dj Bdri froma il gruppo rap Hood Killer attivo sulla scena algerina ormai dal 1998. Harraga è uno dei suoi ultimi pezzi ed è dedicato ai ragazzi dei quartieri popolari di Annaba partiti negli ultimi cinque anni sulla rotta per la Sardegna. Questa canzone è un viaggio, "un viaggio per la Sardegna". Lo dice Azzou nel suo testo: "Vieni che ti racconto come per poco non ci rimanevamo". Dentro c'è tutto. La pena di una vita senza prospettive e la scelta, quasi inevitabile, di bruciare la frontiera. "Il mio destino è la barca, ma parto a malincuore, perdonami mamma, perdonami papà, paese mio ti amo ma dio ha deciso per me". Il resto è una specie di reportage. L'organizzazione della traversata con gli amici, l'acquisto della barca e del gps, la paura di morire in mare, le preghiere e finalmente il salvataggio al largo della Sardegna. Dell'Italia c'è soltanto il centro di detenzione di Elmas, a Cagliari e un'espulsione che arriva dopo dieci giorni "che diresti dieci anni" per tutte le umiliazioni subite. Lavati come pale, legati come pecore, e trattati come appestati: "Viene da noi un italiano che ci parla a gesti, ci si rivolge da lontano neanche avesse paura della peste". Anche per Azzou, come per Lotfi, il pezzo si chiude con un pensiero alle centinaia di ragazzi di Annaba dispersi in mare. "Noi grazie a dio ci siamo salvati, guarda chi è morto, la loro vita è finita senza un senso, una madre aspetta il figlio e un pesce lo ha mangiato". Buon ascolto. E buona lettura, perché di seguito trovate l'intero testo tradotto dal darija algerino all'italiano.

Harraga

Rana michna harraga, ma7gourin
min lhem ma7gourin min lfa9r,
ma7gourin min l7hogra el lhem ou chommage.
Ou choufet rana hne fi bledna
bass 7aichin blè ma3na
ou 3leh mousta9bel met3na dha3.
El masir mte3i houwa el flouka,
bass raya7 foug gelbi,
yomma sem7ini, baba seme7ni,
bledi n7ebbek bas allah ghaleb.

Hedhi voyaja,
voyaja el Sardinia.
Arwa7 na7kilek
grib le ro7na feha.
Estanna rabby
ou b3inina chofna el mout.
Yokolni el doud ou meiekelnich el 7out!

El biben ma9foula
ou da3wa mahlouka.
Gult mei:
“Foukha ghir el harba fi flouka.”
Mele tlemine fi 3achra min nes,
chrina flouka,
motour ou GPS.
5airna el risk
5atalk el koul triste
puisque 3aichin fil hem 3alla piste.
Mele b3id 3alla plage ou b3id 3al cap
tlighine fi 3achia el koul
fi Wed Bou9rat.
Fi flouka g3adna face a face
b5adhna, lbled mta3 zit
ou el capa ou el mekla m3ana.
Ki s5oun el moutour
el bred ken fi ghelbi.
“Ye weldi - yomma t3aiet -
weldi golli.”
Ndemet bsa7,
ouchia el flouka mchet,
fakkretni ouch9asit
fi hedhe el 7ayet,
fakkretni fil diplome
eli 3omri me7dimt bih,
m3alleg fil 7it
nebki ki nchouf lih,
tfakert el fo9r choufet ou ltahrag
goult: “Koun nog3ad lehne
nwelli serra9.”

Fil flouka 9rit
ouchna3ref mil 9oren
nsit chweye min hemmi
ou nsit eli ken.

Hedhi voyaja,
voyaja el Sardinia.
Arwa7 na7kilek
grib le ro7na feha.
Estanna rabby
ou b3inina chofna el mout.
Yokolni el doud ou meiekelnich el 7out!

4 soueya3 na7kilek apris dima raje
lb7ar ken kalm ou zid ba3d hej,
les vagues darrou bina
miskina seffina
melgetech eddir bina.
Est ce que nebkiou 3alehe
wele hia tebki 3alina?
Na7kilek
el mout chofneha me bin 3inina,
el ma d5al lil flouka
5arrijneha bil bidoun,
7bess el Gps,
7bess ettelifoun.
Eli kouna harib minhom
tmenit ya7kmouna,
ness bissouaredha
lil mout eb3athouna.
El temma a5reft ro7i miit
ou golt: “3omri ra7”
fakkert oueldia
ou tlobt minhom sme7,
lmzia rabbi, soub7annou,
mensenech,
d3aou el weldin ouaslo
blè Gps.

Chofna babour jei min lib3id,
frra7na ou 3aiatna
ou goulna: “Espoir jdid”
rja3t fina rou7.
Tel3ouna ou weklouna,
deouena ou ghattouna,
el sardinia waslouna,
far7an bas meni fehem wellou.
Arwa7 na7kilek s7aibi fina oujderou

Hedhi voyaja,
voyaja el Sardinia.
Arwa7 na7kilek
grib le ro7na feha.
Estanna rabby
ou b3inina chofna el mout.
Yokolni el doud ou meiekelnich el 7out!

Ghaslouna kima itaghsel gasch el bala
bkit 3al ouled bledi
fi hedh el 7ala,
rabtouna kil ghnem
ou deouna li center
ebki ye Yoghurta ebki ye 3antar,
pourtant rani dzazairi ou ghelbi 7ar
ma5reftech kifech
armit rou7i fi nar,
ou goulou 3alia 7arrag
ou ene houwa el ma7roug
iefhemni ghir eli jerreb kifi ene
ou idhou9.
3addeou 3achra eyem fi centre
tgoul 3achra snin
fil bled 7attouna fil la3bed el maf9oudin,
weldinne michhom 3arfin
meitini wele 7ayn
akhtar min 7rigt el miit
7rigt el ghaybin.
Jene talieni
yakhi m3ana bili geste,
yahdher min lib3id
tgoul 5aief min la peste.
El temma fhemt belibeside ou zar9ouna lemouna kil bagages
beh lbled leiraj3ouna.
Ahna kimeken el 7amdoullah rana mna3na
chouf eli metou
ou 7iethom fardet ble ma3na,
el oum eli testana fi weldha
ou l7out kleh.
Ye jeune idhe dhia9at 3alik
arja3 lillah.

Hedhi voyaja,
voyaja el Sardinia.
Arwa7 na7kilek
grib le ro7na feha.
Estanna rabby
ou b3inina chofna el mout.
Yokolni el doud ou meiekelnich el 7out!
Harraga

Ce ne siamo andati via harraga, provati
dalla disgrazia e provati dalla miseria,
provati dal disprezzo, dalla disgrazia e dalla disoccupazione.
Ma hai visto siamo qui nel nostro paese
eppure viviamo senza un senso,
il futuro è già perso.
Il mio destino è la barca,
ma parto a malincuore,
perdonami mamma, perdonami papà,
paese mio ti amo ma dio ha deciso per me.

Questo è un viaggio,
un viaggio per la Sardegna.
Vieni che ti racconto
come per poco non ci rimanevano.
Dio ci ha salvato,
abbiamo visto la morte con i nostri occhi.
Che mi mangino i vermi e non i pesci!

Le porte sono chiuse
e il destino è in rovina.
Mi sono detto:
“Non resta che scappare su una barca.”
Ci siamo riuniti in dieci persone,
abbiamo comprato una barca,
un motore e un Gps,
Abbiamo scelto il rischio,
perché tutti eravamo tristi
di vivere in disgrazia,
Quindi lontano dalla spiagge
ci siamo trovati tutti nel pomeriggio
a Oued Bouqrat.
Nella barca ci siamo seduti
faccia faccia tra di noi, con noi avevamo
i bidoni dell'olio e il cibo.
Il motore era caldo,
ma nel mio cuore c'era freddo.
“Figlio mio - chiamava mia madre -
figlio mio dimmi.”
Me ne ero pentito davvero,
ma ormai la barca era partita ,
facendomi ricordare quello che ho passato in questa vita,
mi ha fatto ricordare del diploma
con cui non ho mai lavorato,
sta appeso al muro
e piango solo a vederlo,
mi ha fatto ricordare della povertà
che ho visto quando dissi:
“Se rimango qui divento un ladro.”

In barca ho letto
quel che sapevo del corano
per un pò ho dimenticato le mie disgrazie
e ho dimenticato il passato.

Questo è un viaggio,
un viaggio per la Sardegna.
Vieni che ti racconto
come per poco non ci rimanevano.
Dio ci ha salvato,
abbiamo visto la morte con i nostri occhi.
Che mi mangino i vermi e non i pesci!

Quattro ore che ti racconto con rabbia,
il mare era calmo ma poi si è ingrossato,
le onde ci venivano addosso
povera barca
non sapeva cosa fare di noi.
Eravamo noi che piangevamo per lei
o lei che piangeva per noi?
Ti racconto,
la morte l'abbiamo vista tra i nostri occhi,
l'acqua era entrata nella barca
la tiravamo fuori coi bidoni,
si era spento il Gps,
si era spento il cellulare.
Quelli da cui stavamo scappando, ora
speravo che ci venissero a fermare,
i tipi avevano preso i nostri soldi
per spedirci verso la morte.
Lì ho creduto di essere morto,
mi sono detto “La mia vita se ne è andata”
e ho pensato ai miei genitori
e ho chiesto loro perdono,
ma per fortuna il signore, che sia lodato,
non ci ha dimenticati,
e le invocazioni dei genitori sono arrivate
anche senza Gps

Abbiamo visto una nave venire da lontano,
ci siamo rallegrati e abbiamo gridato,
ci siamo detti: “Una nuova speranza”
e l'anima è tornata in noi.
Ci hanno imbarcato e ci hanno nutrito,
ci hanno medicato e ci hanno coperto
e in Sardegna ci hanno accompagnato,
felici ma senza averci capito niente.
Vieni che ti racconto cosa ci è accaduto

Questo è un viaggio,
un viaggio per la Sardegna.
Vieni che ti racconto
come per poco non ci rimanevano.
Dio ci ha salvato,
abbiamo visto la morte con i nostri occhi.
Che mi mangino i vermi e non i pesci!

Ci hanno lavato come si lava una pala,
e io ho pianto a vedere i figli del mio paese
in questo stato,
ci hanno legato come pecore
e ci hanno portato al centro,
piange Giugurta, piange Antar *,
eppure sono algerino e il mio cuore è caldo
non capisco come abbia fatto
a gettarmi nel fuoco,
mi dicono che sono un harrag
ma sono io quello che ha bruciato
e mi capisce solo chi ha provato come me e l'ha assaporato.
Hanno passato dieci giorni nel centro
ma avresti detto dieci anni,
al paese ci hanno messo tra i dispersi,
i nostri genitori non sapevano più
se eravamo morti oppure vivi,
e il dolore ti brucia di più per i dispersi
che non per i morti.
Viene da noi un italiano
che ci parla a gesti,
ci si rivolge da lontano
neanche avesse paura della peste.
Lì ho capito, ci hanno raccolto
come dei bagagli
da rispedire nel nostro paese.
Noi grazie a dio ci siamo salvati,
guarda chi è morto,
la loro vita è finita senza un senso,
una madre aspetta il figlio
e un pesce lo ha mangiato.
Ragazzi, se siete in difficolta
ritornate verso dio.

Questo è un viaggio,
un viaggio per la Sardegna.
Vieni che ti racconto
come per poco non ci rimanevano.
Dio ci ha salvato,
abbiamo visto la morte con i nostri occhi.
Che mi mangino i vermi e non i pesci!

* Giugurta era un re berbero della Numidia che nel secondo secolo avanti Cristo mosse guerra contro l'impero romano nelle regioni dell'attuale Algeria. Antar è un famoso poeta arabo pre-islamico, vissuto nel sesto secolo dopo Cristo.

tradotto da Rabih Bouallegue
nella traslitterazione dell'arabo in caratteri latini il numero 3 indica la lettera 'Ain, il numero 5 la lettera Kha, il numero 7 la lettera Ha e il numero 9 la lettera Qaf