Il blog di Gabriele Del Grande. Sei anni di viaggi nel Mediterraneo lungo i confini dell'Europa. Alla ricerca delle storie che fanno la storia. La storia che studieranno i nostri figli, quando nei testi di scuola si leggerà che negli anni duemila morirono a migliaia nei mari d'Italia e a migliaia vennero arrestati e deportati dalle nostre città. Mentre tutti fingevano di non vedere.
20 July 2011
Zenga zenga
Ricevo e volentieri pubblico questo racconto per immagini della guerra in Libia. Le foto sono di Alfredo Bini, con cui ho trascorso tre intense settimane insieme anche a Stefano Liberti, tra marzo e aprile a Benghazi, Ijdabiya e Misrata, di cui ho ampiamente scritto nei miei reportage. Nelle foto si vedono le manifestazioni sotto il tribunale di Benghazi, il fronte di Ijdabiya il giorno dei bombardamenti degli aerei di Gheddafi, i volontari ai corsi di addestramento nelle caserme di Benghazi, le foto dei martiri, i chadiani fuggiti dalla guerra alla frontiera con l'Egitto, il viaggio in peschereccio da Malta a Misrata e la città sotto assedio. Sullo sfondo, due pezzi della improvvisata colonna sonora del movimento del 17 febbraio che in quei giorni andavano per la maggiore sulle frequenze delle prime radio libere della Cirenaica. Intanto dalla Libia continuano a arrivare notizie di morti. Morti sotto le mine antiuomo disseminate dai miliziani di Gheddafi a Brega, prima di battere in ritirata. Morti sotto i missili dei mercenari al soldo del regime a Yafran, a Zlitan e a Misrata, ma anche sotto i bombardamenti della Nato a Tripoli e sul fronte di battaglia. È la guerra. Se non ci fossero stati gli aerei della Nato, i ribelli sarebbero stati spazzati via militarmente e annientati politicamente nel giro di poche settimane. Con l'appoggio degli alleati la partita si allunga, ma rischia di trascinare l'intero paese in una folle spirale di violenza. Ancora è presto per dire come andrà a finire. Ci limitiamo a raccontarvi come è iniziata, con le foto di Alfredo Bini. Solo per ricordare che l'entusiasmo della piazza non era dettato da nessun complotto internazionale, ma piuttosto da un genuino delirio di libertà, maturato nell'anno delle rivoluzioni arabe.