03 November 2011

Generazione revolution. La storia di Jihad


"La rivoluzione ci ha insegnato delle cose, tra cui il coraggio di venire qui e di attraversare il mare su una piccola barca. Siamo arrivati in 400 circa, il nostro coraggio, la nostra non paura, ci sono stati insegnati da quella rivoluzione"

Jihad è uno studente tunisino di 19 anni. Per venire in Italia ha lasciato gli studi. L'Europa era il suo sogno. Se l'è preso con coraggio sfidando il mare su una barca diretta a Lampedusa, lo stesso coraggio che aveva portato in strada i ragazzi durante la rivoluzione. CrossingTV lo ha intervistato al TPO di Bologna, un centro sociale che dà una mano ai tanti tunisini arrivati in città. Da ascoltare e condividere. Perché per capire quello che succede sulla frontiera, non ci sono migliori parole di quelle dei protagonisti. Soprattutto quando ci aiutano a decostruire il mito della disperazione. Jihad non parla di fame, di guerra e di oppressione. Parla del viaggio senza documenti come una seconda rivoluzione, come una ribellione contro un confine ritenuto ingiusto. E parla della ricerca della felicità. Attraverso l'accesso al consumo dei beni materiali e al diritto al movimento. Ascoltarlo ci dovrebbe ricordare che viaggiare non è una prerogativa dei disperati. E che i trentamila ragazzi che come Jihan sono partiti all'avventura dall'inizio dell'anno, parlano la stessa lingua della nostra generazione. E meritano una vita libera, anziché la frontiera cucita addosso nei rapporti con la gente e con le istituzioni, con il continuo rischio di essere arrestati senza documenti e detenuti per 18 mesi nei centri di identificazione e espulsione.