14 June 2011

Cie Modena: rivolta di una decina di tunisini

Ancora tensione al centro di identificazione e espulsione di Modena. Protagonisti dell'ultima sommossa una decina di tunisini che approfittando della distribuzione della cena sono riusciti a scappare fuori dalle celle e a salire sui tetti del cie scandendo slogan per la loro liberazione. Per bloccarli sono intervenuti agenti delle forze dell'ordine e vigili del fuoco. All'interno del cie modenese ai reclusi è vietato tenere con sé i telefonini, pertanto non abbiamo una versione diretta dei fatti. Ma riportiamo di seguito la notizia come riportata dalla Gazzetta di Modena.


Cie, rivolta di una decina di tunisini


tratto dalla Gazzetta di Modena

Hanno aspettato che i ragazzi della Misericordia portassero loro da mangiare per far scattare la rivolta. Quando si sono affacciati sulla porta li hanno spintonati contro il muro e sono usciti tutti insieme, riuscendo a innescare un principio di rivolta. Una decina di tunisini sono così riusciti a guadagnare i corridoi che portano ai piani superiori e lì si sono asserragliati. Per un paio d’ore un gruppo di tunisini arrivati nelle settimane scorse a Lampedusa, poi trasferiti in Puglia e infine a Modena, hanno inscenato una dimostrazione sopra i tetti della struttura di fianco al carcere di S.Anna.

Immediata la mobilitazione delle forze dell’ordine che hanno isolato la zona. Sul posto sono intervenuti anche i mezzi dei Vigili del Fuoco con le autoscale, in maniera da facilitare un contatto diretto in caso di trattativa.

Ieri sera alle 22 i tunisini, che hanno a lungo scandito slogan per coinvolgere anche gli altri stranieri del Cie nella loro rivolta, hanno scandito slogan per reclamare l’immediato rilascio del permesso di soggiorno. Secondo i responsabili del centro si tratta degli irriducibili che dal momento del loro arrivo hanno tentato ogni espediente per ottenere un documento che autorizzi la loro permanenza, anche temporanea, in Italia; autolesionismo, ingestione di oggetti e rifiuto del cibo sono state le armi usate sino a ieri sera per ottenere uno status di rifugiato e restare in Italia.

Infine ieri sera la rivolta e la protesta collettiva che ha messo a rischio l’incolumità dei collaboratori della Misericordia che gestisce il Cie (Centro Identificazione ed Espulsione) di Modena. Da subito è iniziata una trattativa ma i reclusi hanno reagito nell’immediato con la minaccia di buttarsi di sotto: «Vogliamo le carte per restare in Italia». (s.c.)