Un gruppo di circa 200 ospiti del centro di accoglienza per richiedenti asilo politico di Mineo, ha bloccato per tre ore oggi, dalle 12:00 alle 15:00, la statale Catania - Gela, chiedendo tempi certi per l’analisi delle loro richieste di protezione internazionale e migliori condizioni di accoglienza nel “Villaggio degli aranci”.
Nelle 404 palazzine della struttura di proprietà della Pizzarotti spa - utilizzata fino allo scorso anno dai soldati americani di stanza presso la base militare di Sigonella - sono ospitate ormai 1.800 persone. Si tratta di curdi, afghani, pakistani e iraniani trasferiti qui dai centri di accoglienza della Puglia e della Calabria. E quindi di eritrei, etiopi, ghanesi, sierraleonesi, nigeriani, nigerini, ivoriani, sudanesi e chadiani arrivati invece a Lampedusa nelle settimane scorse dalla Libia in guerra.
La procedura della richiesta di protezione internazionale passa dalla formalizzazione della domanda di asilo politico prima, e da una successiva intervista con la commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato, dopo. Ora il problema è che i curdi, gli afgani, gli iraniani e i pakistani trasferiti a Mineo dai centri di Bari e Crotone, dove avevano già formalizzato la loro domanda, non sanno più che fine abbia fatto il loro iter, visto che non sono più stati convocati in commissione sebbene siano trascorsi – a seconda dei casi – da tre a 15 mesi dalla richiesta.
Per gli altri invece, quelli arrivati a Lampedusa, pare addirittura che non abbiano ancora mai formalizzato la richiesta d’asilo. Conseguentemente non hanno nessun appuntamento con la commissione e non sanno se passeranno a Mineo un mese o due anni. E da quello che abbiamo potuto verificare non sono nemmeno stati sufficientemente informati da chi sarebbe pagato per farlo.
La goccia che poi ha fatto traboccare il vaso è stata il trasferimento di una quindicina di persone oggi. Secondo gli operatori della Croce rossa italiana, a cui è affidata la milionaria gestione del centro, si tratterebbe di un trasferimento da un centro di accoglienza a un altro. I manifestanti invece sono convinti che si tratti di un gruppo che sarebbe stato favorito avendo i documenti prima di tutti gli altri. Ad ogni modo, che la manifestazione sia nata da un malinteso oppure no, un primo risultato l’ha ottenuto. Dopo due ore di negoziato, da Roma è arrivato l’impegno affinché già da venerdì 13 maggio la commissione territoriale si presenti al centro di Mineo e inizi l’esame delle richieste d’asilo.
La commissione territoriale competente è quella di Siracusa, su cui però grava anche il centro di accoglienza di Caltanissetta, dove sono presenti altre centinaia di persone che hanno chiesto asilo all’Italia. Inoltre pare sia stata creata una sotto commissione a Catania, che però non è ancora operativa.
Sul fronte delle condizioni di accoglienza invece, nessuna concessione. Nessuna scuola di italiano. Il cibo rimarrà lo stesso, nonostante le molte lamentele per la scarsa qualità dei pasti. E non saranno installate né televisioni né internet, né saranno distribuiti giornali per avere notizie dal mondo esterno. Per quanto riguarda invece schede telefoniche e sigarette, continueranno a non essere distribuite. Al contrario, a differenza di tutti gli altri centri di accoglienza, dove una volta la settimana vengono distribuite una scheda e un pacchetto di sigarette a testa, a Mineo si progetta un punto vendita dove gli ospiti potranno acquistarle.
Anche se poi rimane difficile immaginare con quali soldi, visto che queste 1.800 persone sono state catapultate dall'oggi al domani in un villaggio ghetto a cinque stelle, piazzati in mezzo alla campagna catanese, in un territorio che dal punto di vista lavorativo non ha niente da offrire loro.