24 February 2011

Telefonata a Tripoli. La capitale accerchiata, bruciati i corpi dei martiri

Continua il terrore nelle strade di Tripoli, ma ormai per Gheddafi sono le ultime ore. La capitale è accerchiata. Ieri per la prima volta, alle province liberate dell'est, nella Cirenaica, si sono aggiunte le città di Zawiyah e di Zuwarah, a ovest, e le montagne a sud di Gharyan. E venerdì è convocata una manifestazione a Tripoli dopo la preghiera. Oggi intanto siamo riusciti di nuovo a stabilire un contatto telefonico con Tripoli. Stavolta con due amici libici, due ragazzi dell'opposizione berbera, uno dei quali lo avevo incontrato nel 2008 in un incontro segreto alla periferia della città. La situazione nella capitale è ambigua, ci dicono. Di giorno c'è una parvenza di normalità, qualche negozio è aperto, ma la maggior parte della gente non va a lavorare, nonostante gli inviti del regime a tornare alla normalità e appena scende la notte riprendono gli scontri con i miliziani, e le bande criminali assoldate dal regime, e si sente sparare. Nelle ultime due notti ci sono stati scontri nella periferia di Tajura, le milizie hanno anche attaccato l'ospedale e sequestrato le sacche di sangue per le trasfusioni per rendere impossibili i soccorsi. La reazione della gente non si è fatta aspettare e in molti sono corsi a donare il sangue di nuovo. Incoraggiati anche dall'andamento della rivolta nelle altre città.

Misratah è libera, e lo sono da ieri anche Zuwarah e Zawiyah, dove le vittime sarebbero almeno una sessantina secondo fonti bene informate. E a Zawiyah stamattina hanno arrestato sei miliziani, tre libici, tre africani e un algerino. Proprio così, perché pare che tra i mercenari della legione straniera vi siano non soltanto africani. C'è parla di slavi e di arabi di altre nazionalità. In generale, secondo persone bene informate, si tratta di mercenari addestrati. Dopotutto in Africa non mancano, viste le tante guerre civili combattute negli anni Novanta e Duemila in tutto il continente e considerato che non lontano da Tripoli c'era un famoso campo militare di addestramento usato da Gheddafi per formare in passato quelle stesse milizie poi spedite a destabilizzare i paesi vicini. Ad ogni modo, secondo la nostra fonte, non c'è per adesso nessun sentimento di vendetta razziale. I lavoratori africani sono conosciuti nei quartieri dove abitano e non saranno toccati, ci dicono, dai rivoluzionari.

Sui presunti bombardamenti a Tripoli infine, ci conferma che non ci sono mai stati. Quello che è accaduto è che gli elicotteri dell'esercito hanno mitragliato i manifestanti dall'alto e che alcuni aerei da guerra hanno sorvolato la città per minacciare la piazza. Ciononostante lui dei bombardamenti ha paura. In tutta la Libia infatti, il popolo sta pensando di marciare su Tripoli dalle regioni liberate. Un'idea rischiosissima secondo la nostra fonte, perché è un'area aperta e sia l'esercito che l'aviazione, avrebbero gioco facile nel massacrare i manifestanti. Magari cancellando le prove. Come hanno fatto a Benghazi, dove per far sparire i corpi dei morti gli hanno dato fuoco prima che la città venisse liberata.

La scoperta è recente e i video che circolano sulla rete fanno impressione. Ultima ennesima crudeltà di un regime nelle mani di un folle sanguinario. E pensare che ancora pochi mesi fa, il ministro La Russa, ospite a Exit su La7, si diceva scettico sull'autenticità dei rapporti di Fortress Europe sulle torture degli eritrei nelle carceri libiche, scommettendo sulla bontà del regime libico. Adesso ne ha abbastanza di prove? Il mondo oggi scopre il vero volto del regime di Gheddafi. E gli chiede di cessare immediatamente questo bagno di sangue. E di dimettersi per farsi processare. Dopodiché i nostri illustri ministri dovrebbero fare lo stesso. Dimettersi per averlo sostenuto fino all'ultimo e per avere, come Frattini, addirittura dichiarato che il suo era il tipo di governo ideale per i popoli dell'altra riva sud del Mediterraneo.