tratto da Repubblica.it, di CARLO CIAVONI e FRANCESCO VIVIANO
AGRIGENTO - E' stato avvistato da un diportista il cadavere di una persona di pelle nera nelle acque antistanti Linosa, isola delle Pelagie, 24 miglia (circa 50 chilometri) a nord di Lampedusa. Sono in corso le operazioni di recupero da parte dei militari della Capitaneria di Porto.
E' assai probabile che si tratti di un extracomunitario ed è altrettanto possibile che si tratti di uno dei 73 immigrati eritrei morti nella tragedia. Il corpo è in avanzato stato di decomposizione. Una motovedetta della Finanza lo porterà per gli accertamenti a Porto Empedocle
I cinque sopravvissuti, intanto, rischiano l'incriminazione per immigrazione clandestina. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Agrigento, Renato Di Natale, precisando la linea d'inchiesta che si sta seguendo. Il reato ipotizzato contro ignoti è anche quello di omicidio colposo plurimo. Sullo sfondo invece resta l'ipotesi di omissione di soccorso dei 73 immigrati morti in mare.
Ma al di là delle dichiarazioni ufficiali, c'è da ascoltare anche i commenti, che vogliono restare anonimi, di alcuni magistrati della Procura e le parole pronunciare a denti stretti di molti agenti della Guardia di Finanza, per capire che, sia gli uni che gli altri, per effetto del recente decreto sicurezza del Governo, sono costretti a lavorare rischiando quotidianamente l'incriminazione.
Un militare impegnato su un'unità navale a largo di Lampedusa, che pretende l'anonimato assoluto, confessa: "Se facciamo salire a bordo della motovedetta, che è territorio italiano, gli immigrati trovati in mare, per non infrangere la legge, in pochi secondi dovremmo improvvisarci medici, per stabilire se il clandestino al quale tendiamo la mano è malato oppure no".
"Oppure essere capaci di stabilire, con un'occhiata veloce, se quel disgraziato, che non parla italiano, mezzo morto di sete e fame, mentre piange e chiede aiuto, ha diritto di ricevere asilo politico perché dal suo paese non si può che fuggire, anche a costo della vita"
Ma intanto, il procuratore Di Natale non può che dichiarare ai giornali che: "Fino a questo momento stiamo procedendo per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e omicidio colposo plurimo a carico di ignoti". L'ipotesi di omissione di soccorso per i 73 inghiottiti dal mare del Canale di Sicilia, resta sullo sfondo.
Secondo le prime ricostruzioni, l'equipaggio della motovedetta maltese, infatti, si sarebbe limitato a fornire loro cinque salvagente e il carburante per proseguire verso Lampedusa. Anzi, stando alle dichiarazioni dei maltesi, gli eritrei "stavano benissimo" e avrebbero addirittura rifiutato i soccorsi.
"La Guardia di Finanza e la Polizia italiana - spiega il procuratore - stanno svolgendo una serie di accertamenti, anche sui giubbotti di salvataggio trovati a bordo del gommone. Insomma - ha concluso il procuratore Di Natale - "si tratta di una vicenda giudiziaria molto complessa".
(22 agosto 2009)