Lo avevamo già scritto a febbraio. Che le cifre degli sbarchi dalla Libia non sarebbero state quelle degli annunciati esodi biblici, tanto cari al ministro dell'Interno Roberto Maroni e a buona parte della stampa italiana. E che nella peggiore delle ipotesi c'era da aspettarsi l'arrivo di un numero di profughi di guerra pari a quello delle persone che si erano imbarcate per Lampedusa nel 2008, l'anno prima dei respingimenti, quando Gheddafi incoraggiava le partenze verso l'Italia per alzare la posta del negoziato con Roma. Quell'anno arrivarono 36.900 persone. Fu un record, che ad oggi, nonostante i bombardamenti della Nato su Tripoli, è ancora lontano dall'essere superato. La conferma si trova negli ultimi dati forniti dal ministero dell'Interno nell'informativa alla Camera dei deputati del 3 agosto scorso. Dall'inizio dell'anno sono sbarcate a Lampedusa e in Sicilia 23.890 persone provenienti dalla Libia, ovvero il 65% di quanti ne arrivarono nell'intero 2008. E il ritmo degli arrivi è in forte diminuzione. Nella seconda metà di luglio ad esempio, non ci sono stati sbarchi per più di due settimane. Eppure il mare era buono. Il che è un vero mistero. Perché ora come ora, di ragioni per rimanere in Libia in mezzo alla guerra proprio non ce ne sono.
Il blog di Gabriele Del Grande. Sei anni di viaggi nel Mediterraneo lungo i confini dell'Europa. Alla ricerca delle storie che fanno la storia. La storia che studieranno i nostri figli, quando nei testi di scuola si leggerà che negli anni duemila morirono a migliaia nei mari d'Italia e a migliaia vennero arrestati e deportati dalle nostre città. Mentre tutti fingevano di non vedere.
Showing posts with label Inchieste. Show all posts
Showing posts with label Inchieste. Show all posts
08 August 2011
L'invasione che non c'è. Dalla Libia 23.890 profughi
Lo avevamo già scritto a febbraio. Che le cifre degli sbarchi dalla Libia non sarebbero state quelle degli annunciati esodi biblici, tanto cari al ministro dell'Interno Roberto Maroni e a buona parte della stampa italiana. E che nella peggiore delle ipotesi c'era da aspettarsi l'arrivo di un numero di profughi di guerra pari a quello delle persone che si erano imbarcate per Lampedusa nel 2008, l'anno prima dei respingimenti, quando Gheddafi incoraggiava le partenze verso l'Italia per alzare la posta del negoziato con Roma. Quell'anno arrivarono 36.900 persone. Fu un record, che ad oggi, nonostante i bombardamenti della Nato su Tripoli, è ancora lontano dall'essere superato. La conferma si trova negli ultimi dati forniti dal ministero dell'Interno nell'informativa alla Camera dei deputati del 3 agosto scorso. Dall'inizio dell'anno sono sbarcate a Lampedusa e in Sicilia 23.890 persone provenienti dalla Libia, ovvero il 65% di quanti ne arrivarono nell'intero 2008. E il ritmo degli arrivi è in forte diminuzione. Nella seconda metà di luglio ad esempio, non ci sono stati sbarchi per più di due settimane. Eppure il mare era buono. Il che è un vero mistero. Perché ora come ora, di ragioni per rimanere in Libia in mezzo alla guerra proprio non ce ne sono.
27 May 2011
Deportati in Italia. La mano del ra'is dietro gli sbarchi
“Ci puntavano il kalashnikov addosso, non potevamo fare domande. Siamo saliti nel container senza neanche sapere dove ci stessero portando." Arrestati nei quartieri africani di Tripoli dai soldati di Gheddafi e costretti con la forza a imbarcarsi per Lampedusa. Il biglietto è gratuito, offre il regime. Altro che viaggi della speranza, le traversate del Mediterraneo assomigliano sempre di più a una vera e propria deportazione di massa degli africani dalla Libia. Organizzata in modo sistematico dalle forze armate della dittatura. Un sistema ormai rodato che è già riuscito a espellere in Italia 14.000 persone in tre mesi. L'idea è semplice: usare i corpi di uomini, donne e bambini come chiara ritorsione contro i bombardamenti in Libia. Con un dettaglio agghiacciante, che la dice lunga sui rapporti tra Italia e Libia. I camion usati nelle retate sono quelli che l'Italia regalò al Colonnello ai tempi dei respingimenti. Prima li usavano per deportare nel deserto gli africani respinti in mare. Oggi hanno soltanto invertito la direzione di marcia. E anziché deportarli nel Sahara, li deportano in Italia.
21 May 2011
Il naufragio fantasma: almeno 320 morti a Zuwara
foto di Mashid Mohadjerin
Sono le sette del mattino del 27 aprile 2011. E sul molo del porto di Zuwara si accalcano 600 africani, rastrellati dalle milizie di Gheddafi nei quartieri neri di Misrata, Tripoli e Sabrata e costretti a imbarcarsi per l'Italia dopo aver passato un mese reclusi in un vecchio casolare fuori Zuwara, sorvegliati a vista dai militari del regime. Kingsley è uno di loro. Sulla banchina si tiene stretto alla moglie e al bambino di tre anni. Perché le operazioni di imbarco sono veloci e violente e non vuole correre il rischio di viaggiare separato dalla moglie. Le barche infatti sono due. E non serve essere esperti marinai per capire che difficilmente raggiungeranno l'altra riva del Mediterraneo.
10 May 2011
Sbarchi: c'è un mandante ed è un uomo di Gheddafi

11 August 2009
San Nicola Varco S.p.a. La grande truffa dei decreti flussi

25 July 2009
Lavori forzati e torture per gli eritrei deportati dalla Libia
Foto Shawn Baldwin
ROMA, 18 luglio 2009 – L'Eritrea sta investendo molto nel turismo. Lungo il mar Rosso ad esempio, a metà strada tra Massawa e Assab, c'è un albergo a Gel'alo che nessun turista dovrebbe perdersi, specialmente se italiano. Se non altro perché è stato costruito da esuli eritrei costretti ai lavori forzati dopo essere stati arrestati sulla rotta per Lampedusa e rimpatriati dalla Libia su voli finanziati dall'Italia. Proprio così. Non chiedete spiegazioni all'ambasciata eritrea, potrebbero fraintendere. Secondo la propaganda della dittatura infatti, quell'hotel è frutto del coraggio della gioventù eritrea, e in particolare delle forze armate, dal 2002 impegnate in un programma di sviluppo del paese, denominato Warsay Yeka'alo. Noi invece le spiegazioni siamo andate a chiederle agli unici tre che da quell'inferno sono riusciti a scappare e che oggi vivono in Europa. Hanno accettato di parlarci, ma sotto anonimato e a patto di non svelare la città dove oggi vivono sotto protezione internazionale.
20 July 2009
C'erano 74 rifugiati eritrei tra gli 89 respinti il primo luglio
14 May 2009
Libia: esternalizzare le frontiere per esternalizzare l'asilo?
30 April 2009
Pattuglie, Rabit e voli charter. I piani di Frontex per il 2009

24 April 2009
Torturati in Tunisia, l'Italia nega l'asilo agli esuli di Redeyef
MONFALCONE, 24 aprile 2009 – Hanno chiesto asilo politico ma l'Italia ha detto di no. E adesso rischiano di essere rimpatriati e arrestati per reati politici. Sono una trentina di esuli tunisini originari della città di Redeyef, centro nevralgico del ricco bacino minerario di fosfati del sud ovest del paese, balzato alla cronaca per le dure proteste sindacali esplose nel corso del 2008 e per la violenta repressione disposta dal presidente Ben Ali. Una repressione culminata lo scorso 4 febbraio 2009 con la condanna in secondo grado di 33 imputati - tra sindacalisti, giornalisti e singoli manifestanti – a pene che vanno dai due agli otto anni di carcere, per reati che vanno dalla “associazione a delinquere” alla “diffusione di documenti suscettibili di turbare l'ordine pubblico”. Quei “documenti” sono le immagini video girate dal fotografo Mahmoud Raddadi, condannato a due anni, e distribuite sul canale satellitare Al Hiwar (tramite la piattaforma italiana Arcoiris) da Fahem Boukaddous, condannato in contumacia a sei anni di carcere. Sono le immagini dei comizi del sindacalista Adnan Hajji, delle gremite manifestazioni di piazza e delle violenze della polizia. Si possono scaricare da Youtube e Dailymotion. A patto di non essere in Tunisia. Già, perché lì il Governo ha censurato l'accesso ai due siti. Nessuno deve sapere dei tre manifestanti uccisi dalla polizia e degli altri 27 finiti in ospedale con ferite da arma da fuoco, e neppure dei sindacalisti e dei giornalisti arrestati e torturati.
19 April 2009
Io, minorenne afgano respinto in Grecia tre volte

15 April 2009
Picchiati dalla polizia. Parlano i detenuti del Cie di Lampedusa

08 March 2009
Speciale Fespaco: l'emigrazione raccontata dai migliori registi africani

07 March 2009
“Così le navi di Frontex ci respinsero in Libia”. La storia tre liberiani
09 February 2009
Capitan vergogna: uccise migrante in mare, chiesto l'ergastolo

MODICA, 9 febbraio 2009 - Quando Mohamed Ahmed Abdissalam telefonò al fratello, a Tripoli, gli rispose il coinquilino Garane Alì. “Sanwà è partito la settimana scorsa”, gli disse. Mohamed rimase in silenzio. Dagli Stati Uniti, dove viveva, chiamava ogni due settimane Sanwà. Lo avevano aiutato con i soldi a partire da Gaalkacyo, in Somalia, e a attraversare il deserto per arrivare in Libia. Se era a Lampedusa perchè non lo aveva ancora avvisato? “È morto”, aggiunse dopo un attimo di silenzio Garane. Lo aveva saputo da una donna somala che aveva chiamato in Libia qualche giorno prima, dall’Italia. Mohamed non chiese altro. Riagganciò e corse a comprare un biglietto per Roma, sicuro che avrebbe ritrovato il fratello.
26 December 2008
Cassibile: a un mese dalla gara, la verità sulla gestione Alma Mater

19 December 2008
La Libia cerca immigrati in Asia, mentre l’Oim fa i rimpatri

24 October 2008
Video: Patrasso, ecco che fine fanno gli afgani respinti da Ancona
BERLINO, 24 ottobre 2008 - Arrivano ogni giorno, nascosti nei camion a bordo dei traghetti turistici che collegano la Grecia ai porti dell'Adriatico: Brindisi, Bari, Ancona, Venezia. E ogni giorno vengono rispediti in Grecia dalle autorità italiane. Gli ultimi 13 afgani sono salpati da Ancona sulla motonave Europa Palace lo scorso 23 ottobre. Ma cosa succede ai rifugiati afgani e iraqeni una volta ricondotti a Patrasso? Per la prima volta siamo in grado di mostrarvelo.
29 September 2008
Italia: ecco la mappa di cpt, cara e centri emergenza

22 September 2008
Viaggio a Castel Volturno, dopo la strage degli immigrati
Video Insu^tv |
Subscribe to:
Posts (Atom)