29 April 2009

Patrasso: la Corte europea dichiara ammissibili 35 ricorsi

PISTOIA, 29 aprile 2009 – La Corte europea dei diritti umani ha dichiarato ammissibili i ricorsi dei profughi di Patrasso. Il governo italiano sarà processato per aver violato i diritti fondamentali di 35 richiedenti asilo afghani e sudanesi, tra cui molti minorenni, respinti senza nessuna formalità dai porti italiani dell’Adriatico e privati della possibilità di chiedere asilo politico nei due paesi. I ricorsi sono stati presentati dagli avvocati Alessandra Ballerini e Luca Mandro, con la collaborazione di Fulvio Vassallo Paleologo, che hanno potuto raccogliere le deleghe dopo una visita a Patrasso, in Grecia, con una delegazione del comitato Tuttiidirittiumanipertutti, una rete di associazioni nata a Venezia proprio sulla questione dei respingimenti in Grecia di potenziali rifugiati.

Una volta respinti, i profughi vengono arbitrariamente detenuti per alcuni giorni in un container presso il commissariato nel porto greco di Patrasso. Spesso vengono rilasciati e tornano nella baraccopoli dove vivono un migliaio di profughi, alle porte della città, tentando ogni notte di salire di nascosto sui camion pronti a imbarcarsi per l’Italia. Oltre alle autorità italiane, la Corte europea ha deciso di imputare anche il governo greco, per accertare eventuali violazioni dei diritti fondamentali dei ricorrenti, sebbene gli avvocati non ne avessero fatto esplicita richiesta.

Riammissioni in Grecia nel 2008

Ancona2.106
Bari1.198
Brindisi730
Venezia1.610
Totale5.644
Da anni i porti di Venezia, Ancona, Bari e Brindisi sono divenuti una delle principali porte di ingresso di richiedenti asilo politico nel nostro paese. Nel corso del 2008 le riammissioni in Grecia sono state 5.644, secondo dati del Ministero dell'Interno. La maggior parte sono afgani e iracheni. Molti sono minorenni. Nei porti, alcune associazioni lavorano a fianco delle forze dell’ordine per garantire il diritto d’asilo. Ma quelle stesse associazioni spesso non vengono nemmeno informate della presenza di profughi a bordo delle navi. I dati non lasciano dubbi. Nel corso del 2008, a Venezia, il Consiglio italiano dei rifugiati (Cir) dichiara di aver assistito 138 persone, tra cui 42 afgani e 64 iracheni. Nello stesso periodo invece la Polmare di Venezia dichiara di aver intercettato e rispedito in Grecia 1.610 persone. Il che significa che il 92% di chi si è imbarcato clandestinamente per il capoluogo veneto è stato rispedito al mittente senza nessun accesso alle procedure di asilo. E lo stesso succede negli altri porti, sebbene in misura minore. Ad Ancona in un anno sono state respinte 2.106 persone, a fronte di 259 assistite tra novembre e dicembre 2008 dal Cir. A Brindisi il rapporto è di 184 contro 730. Mentre a Bari, sempre nel 2008, i respinti sono stati 1.198. Anche se c'è da dire che -paradossalmente - non tutti i richiedenti asilo ascoltati dalle associazioni decidono poi di fare richiesta d'asilo in Italia. Il motivo è semplice. La loro meta è l'Inghilterra o il Nord Europa: se lasciano le impronte digitali alla frontiera italiana, saranno obbligati a risiedere nella nostra penisola.

Molti dei respinti sono afgani. E afgano era anche Zaher, il tredicenne morto lo scorso 13 dicembre a Venezia, travolto dal camion sotto al quale si era legato per entrare in Italia. All’uscita dalla nave non si era dichiarato alla polizia di frontiera. Perché temeva di essere respinto in Grecia. Perché i respingimenti riguardano anche i minori. Come Jumaa K., respinto tre volte da Venezia e Bari, all’età di sedici anni. Contro le riammissioni in Grecia dei richiedenti asilo politico, si è espresso più volte l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che in una nota del 13 aprile 2008 chiedeva agli Stati Ue di sospendere il regolamento Dublino II con la Grecia, ovvero di non riammettere in quel paese potenziali rifugiati politici già identificati nel paese ellenico. E l'Alto commissario Guterres ha parlato della frontiera adriatica con il ministro Maroni, nel loro recente incontro. Lo scorso 24 giugno 2008 il Tar Puglia bloccò la riammissione in Grecia di un rifugiato afgano proprio sulla base della posizione dell'Acnur. Una decisione che il governo norvegese aveva preso autonomamente nel febbraio 2008, bloccando le riammissioni verso il paese ellenico. Contro i rinvii in Grecia si era anche espresso, sebbene in modo indiretto e senza mai citare il Paese, il Parlamento europeo con una risoluzione sull’Iraq approvata il 15 febbraio 2007.

La Grecia ha il più basso tasso di riconoscimento dello status di rifugiato: intorno al 2% contro una media europea del 20%. Tragica curiosità: nessun iracheno è mai stato riconosciuto come rifugiato. Insomma la Grecia nega la protezione a migliaia di richiedenti asilo che sarebbero riconosciuti rifugiati negli Stati Ue. Denunce sul mancato riconoscimento del diritto d’asilo in Grecia arrivano anche dalla società civile. La ong tedesca “Pro Asyl”, dopo una recente visita nel paese dal 20 al 28 ottobre 2008 scrive: “La Grecia non è capace di garantire i requisiti minimi di un sistema d'asilo”. Un dato su tutti: a fronte di 10.165 domande presentate nella prima metà del 2008, le 8.387 che sono state esaminate, hanno tutte avuto una risposta negativa. Anche Human Rights Watch si è occupata del caso. Nel rapporto “Stuck in a revolving door” si legge: “La Grecia nega la protezione ai soggetti vulnerabili e ne abusa in detenzione”. Per questo Hrw ha chiesto: “Gli stati membri dell’Unione europea sospendano le riammissioni in Grecia dei richiedenti asilo”.
Salvataggio in mareMinori afgani non accompagnati respinti in Grecia dai porti italiani. Maroni aveva smentito la notizia sul Corriere della Sera, ma ora spunta la testimonianza di Jumaa, un sedicenne afgano respinto da Bari e Venezia senza nessuna identificazione, insieme ad altri 15 minorenni