05 July 2011

Cie: se la parola “lager” finisce in parlamento


Non più “ospiti dei centri di identificazione e espulsione” ma addirittura “reclusi nei lager”! Testuali parole. Messe a verbale durante il question time dello scorso 29 giugno alla Camera dei deputati durante la replica della parlamentare Rosa Villecco Calipari (Pd) al ministro per i rapporti con il parlamento Elio Vito, dopo che Salvatore Margiotta (Pd) aveva definito i cie "centri di reclusione, carceri" dove sono "recluse" persone che "non hanno commesso nessun reato" . Fortunatamente il parlamento era letteralmente vuoto. Altrimenti Calipari e Margiotta avrebbero rischiato di essere segnalati alla Digos dai loro stessi colleghi di partito. Gente come il sindaco di Torino, Piero Fassino, tanto per non fare un esempio. Lo scorso 30 giugno era l'invitato d'onore a un dibattito sui Cie organizzato da Amnesty International al Museo della Resistenza di Torino. Bene il sindaco non l'ha visto nessuno neanche da lontano, perché ha disdetto all'ultimo minuto come pure ha fatto la prefettura. Abbiamo visto invece, con incredulità, due camionette dei carabinieri parcheggiate davanti all'ingresso del Museo della Resistenza e una squadra di agenti della Digos in borghese particolarmente interessati al dibattito e soprattutto alle facce dei presenti in sala. Cosa mai vista in quattro anni di dibattiti su Cie e dintorni.

Ma per non oscurare una buona notizia con una cattiva, incoraggiamo Rosa Villecco Calipari, che in passato era già andata controcorrente rispetto alla linea del suo partito con una serie di interrogazioni sulla Libia. E con lei incoraggiamo Margiotta e gli altri due parlamentari, Jean Leonard Touadi e Giuseppe Giulietti, che l'hanno accompagnata nella visita al cie di Palazzo (Potenza) e che - dopo la visita di Touadi del 27 giugno al cie di Chinisia (Trapani) - stanno programmando altri blitz. E queste sono buone notizie, visto che dopo la circolare 1305 del primo aprile, i parlamentari sono rimasti gli unici che possono entrare nei cie, ormai vietati alla stampa