23 July 2011

Cie Roma: tre reclusi in sciopero della fame


Sciopero della fame al centro di identificazione e espulsione di Roma. Lo hanno indetto i tre reclusi che si trovano in isolamento da oltre un mese. Chiedono di poter incontrare la delegazione di parlamentari che visiterà il Cie di Ponte Galeria il prossimo lunedì 25 luglio. Questa mattina hanno rifiutato colazione e pranzo e si sono detti pronti a proseguire la protesta finché non potranno esporre ai parlamentari le proprie ragioni. Choukri, Ramzi e Ahmed sono tenuti in isolamento dallo scorso 18 giugno, quando il Cie di Ponte Galeria venne devastato da una rivolta esplosa nella sezione maschile con tanto di incendio.

Quella sera, per via di un malinteso, alcuni reclusi aggredirono Ahmed accusandolo di collaborare con la polizia e con gli operatori dell’ente gestore Auxilium e gli lanciarono addosso un materasso incendiato, che gli ha procurato ustioni di secondo grado su tutto il corpo. E sarebbe potuta andare anche peggio se Ramzi e Choukri non fossero intervenuti per proteggerlo.

Per paura di ritorsioni nei loro confronti, da quel giorno la direzione del Cie ha deciso di trasferire i tre in isolamento, che poi altro non è che la sezione dedicata ai detenuti transessuali, che in questo momento è vuota. Adesso però sono stanchi. Choukri non ce la fa più a parlare col muro. Ahmed dorme tutto il giorno, sedato dagli psicofarmaci, e Ramzi è sulla stessa strada.

Entrambi hanno le proprie buone ragioni per intossicarsi di psicofarmaci e dimenticare la situazione in cui si ritrovano.

Ahmed ha metà del corpo ricoperto da ustioni. Ogni mattina si sveglia pieno di dolori, va in infermeria, ritorna con gli occhi a spillo e la voce impastata di Rivotril e antidolorifici, e si rimette a dormire. Si sveglia solo di notte, quando fa gli incubi e si sogna di nuovo il fuoco sui vestiti, oppure quando si fa la pipì addosso. Avrebbe bisogno di cure adeguate, ma in ospedale non ce lo portano. Probabilmente stanno soltanto aspettando che si riprenda per poi espellere anche lui, che è un altro che in Italia ci vive da una vita.

Ramzi, se non si dà una regolata con gli psicofarmaci, rischia di fare la stessa fine. Per lui il dosaggio è di una compressa di Tavor la mattina assieme a 10 gocce di Rivotril, una compressa di Artane a pranzo sempre con 10 gocce di Rivotril, e il tris serale con una compressa di Tavor, una di Artane e le solite 10 gocce di Rivotril.

Choukri sta provando a fargli dimezzare le dosi, ma Ramzi non ne vuole sapere. Vuole soltanto dimenticare la propria ansia e la propria paura. Vuole dimenticare il giorno in cui si ingoiò un pezzo di ferro dopo aver litigato con l'infermiere del Cie che aveva a suo dire maltrattato una tunisina. Vuole dimenticare che suo fratello, con cui hanno fatto la traversata per Lampedusa insieme, ad aprile, è riuscito a scappare dal Cie di Santa Maria Capua Vetere dopo l'incendio dell'8 giugno, e adesso lavora a Nice da un amico francese conosciuto anni fa in Tunisia. E soprattutto vuole dimenticare che da un giorno all'altro arriverà il suo turno.

I rimpatri forzati infatti vanno avanti. Dal Cie di Ponte Galeria hanno già espulso 45 dei 60 tunisini che avevano trasferito da Lampedusa a Roma un paio di mesi fa. Ogni settimana ne mandano via cinque o sei. Il giorno è sempre lo stesso: il mercoledì. I tre dell'isolamento lo sanno bene. Perché tutti i mercoledì la polizia li porta via dall'area dei trans. Li parcheggiano per tutta la giornata in una cella di tre metri per quattro, poi la sera li mettono a dormire per terra nella sala colloqui, sotto gli occhi degli operatori che passano dal corridoio.

In quelle stesse ore, trasferiscono all'isolamento dell'area trans tutti quelli che devono essere espulsi. Lì - come ci hanno raccontato sotto anonimato alcuni reclusi delle altre sezioni - li spogliano nudi e li perquisiscono. Poi se fanno i bravi li portano via così, altrimenti c'è sempre lo scotch. E il manganello. Sempre pronto a colpire chi dà in escandescenze o tenta la via dell'autolesionismo.

Succede ogni volta. Ma ormai le forze dell'ordine ci hanno fatto l'abitudine. E mercoledì scorso, quando due dei 7 tunisini che dovevano essere espulsi, hanno ingoiato una lametta, nessuno ha fatto una piega. E li hanno espulsi lo stesso. Ma solo dopo averli portati in ospedale per una rapida purga. Tanto da quando Maroni ha vietato alla stampa l'ingresso nei Cie, non c'è più nessuno che controlla quello che succede là dentro.


Aggiornamento 25.07.2011
I tre reclusi hanno sospeso lo sciopero della fame dopo avere incontrato i parlamentari che hanno visitato il Cie