22 February 2008

Grecia: Norvegia sospende Dublino II, caos a Patras

ATENE, 22/02/08 – La Norvegia ha sospeso la Convenzione di Dublino II con la Grecia. Tutti gli ordini di riammissione di richiedenti asilo verso la Grecia sono congelati. Atene è accusata da anni di gravi violazioni dei diritti dei rifugiati dall’Acnur, dal Consiglio d’Europa e da molte ong, ultime Amnesty International e Pro Asyl. Il regolamento Dublino II stabilisce che lo Stato membro responsabile della richiesta d’asilo politico di un cittadino di un paese terzo, è il primo Stato dove il cittadino ha fatto ingresso nell’Ue. Il regolamento è in vigore dal settembre 2003, sostituisce la convenzione di Dublino del 1990 ed è applicato in tutti i paesi dell’Ue, in Norvegia e Islanda, con tempi di attesa che possono arrivare fino a 18 mesi. Tuttavia, ignari del regolamento, molti richiedenti asilo attraversano nella clandestinità tutta l’Europa dopo essere passati dalla Grecia, per raggiungere familiari in altri Stati o per godere del migliore welfare dei paesi scandinavi. Il Consiglio europeo per i rifugiati e gli esiliati (Ecre) chiede da tempo un approccio totalmente diverso, che si basi sul concetto di Stato sicuro anziché di Stato di primo arrivo. 

La decisione norvegese si è basata su un rapporto del 18 gennaio 2008 redatto dall’associazione indipendente Norwegian Helsinki Committee (Nhc) e Norwegian Organisation for Asylum Seekers (Noas). Lo stesso Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Acnur) aveva espresso sconcerto di fronte alle espulsioni di rifugiati iracheni dalla Grecia in Turchia, a maggior ragione viste le frequenti espulsioni di rifugiati iracheni praticate dalla Turchia verso l’Iraq in guerra. L’Acnur ha anche espresso preoccupazione sulla pratica delle autorità greche di interrompere la procedura di domanda di asilo politico nei casi in cui il richiedente asilo lascia il centro dove è trattenuto. Una pratica che di fatto esclude dalla protezione internazionale i richiedenti asilo rinviati in Grecia secondo il regolamento Dublino II. Contro i rinvii in Grecia si era anche espresso, sebbene in modo indiretto e senza mai citare il Paese, il Parlamento europeo con una risoluzione sull’Iraq approvata il 15 febbraio 2007.

La Grecia ha il più basso tasso di riconoscimento dello status di rifugiato: intorno al 2% contro una media europea del 20%. Tragica curiosità: nessun iracheno è mai stato riconosciuto come rifugiato. In Italia su 9.260 istanze esaminate nel 2006, il 9,5% è stato riconosciuto rifugiato e il 46,8% ha ricevuto una protezione umanitaria. Insomma la Grecia nega la protezione a migliaia di richiedenti asilo che sarebbero riconosciuti rifugiati in Norvegia o in altri Stati Ue. Le richieste d'asilo presentate in Grecia nel 2006 sono state, secondo dati ufficiali, 12.270, tremila in più delle 9.050 del 2005 e quasi il triplo delle 4.469 di due anni prima, nel 2004. E nei primi sei mesi del 2007 erano già 14.594. Sono soprattutto pakistani, irakeni, bangladeshi, afgani, georgiani, siriani, somali e turchi. Il 94,8% delle domande è stato presentato ad Atene. Lungo le frontiere solo lo 0,7%. Non è un caso. I respingimenti collettivi alle frontiere sono infatti la norma in Grecia.

Il rapporto Pro Asyl dell’ottobre 2007 denuncia sistematici respingimenti collettivi alle frontiere con la Turchia e episodi di abusi e torture nei campi di detenzione sulle isole greche dell’Egeo. Denunce riprese dall’ultimo nuovo rapporto della Commissione contro la tortura (Cpt) del Consiglio d’Europa, e aggravate da un comunicato appena diffuso dalla sezione turca di Amnesty International: 13 richiedenti asilo afgani, otto dei quali minorenni, accusano la Guardia costiera greca di essere stati respinti in Turchia al largo dell’isola di Mytilene il 7 gennaio 2008. I due ragazzi più piccoli, di 9 e 13 anni, hanno dichiarato di essere stati costretti a togliersi i vestiti e lasciati in mutande. Telefonini e soldi sono stati sequestrati. Le poche borse sono state aperte con dei coltelli per ispezionarne il contenuto. E i rifugiati sono stati costretti a ritornare verso le coste turche a rischio della propria vita, dato che i due gommoni su cui viaggiavano erano stati forati dagli agenti della Guardia costiera greca. 


In tutto questo, mentre la Norvegia indaga, l’Italia continua a respingere rifugiati in Grecia. Gli ultimi quattro iracheni sono stati rispediti a Patrasso dal porto di Ancona il 20 febbraio. Altri cinque, tra afgani e iracheni, sempre da Ancona, era stati reimbarcati due giorni prima sulla “Hellenic Spirit” a bordo della quale erano arrivati in Italia. Nei primi dieci mesi dell’anno, dal porto di Bari e dalle zone limitrofe, sono stati espulse 887 persone dalla Guardia di Finanza, di cui 150 iracheni solo il 9 aprile 2007. Nel 2006 le riammissioni in Grecia da Bari furono 850, tra cui quelle di 300 iracheni e 170 afgani. Nel mese di agosto 2007, i riammessi a Patrasso e Igoumenitsa, in Grecia, erano stati, secondo i dispacci delle agenzie di stampa, almeno 362, di cui 190 da Bari, 153 da Ancona, 17 da Brindisi e due da Venezia.

Li rimandano a Patrasso. E a Patrasso intanto continuano arresti e deportazioni. Dopo il blitz di gennaio, la polizia ha sospeso la distruzione del campo dove vivono almeno 700 rifugiati, tra afgani e kurdi, complice la manifestazione del 30 gennaio, che ha visto la partecipazione di 4.000 persone. Ma gli arresti continuano, sebbene in modo meno eclatante. Secondo i rapporti delle associazioni greche, una cinquantina di persone al giorno sono arrestate per strada e nei dintorni del porto e inviate ad Atene. Nella capitale, dopo alcuni giorni di detenzione, sono rilasciati con un ordine di espulsione. Secondo altre fonti invece molti rifugiati sarebbero stati trasportati nei centri di detenzione alla frontiera nord orientale con la Turchia, in particolare a Filakio e Venna, in attesa di essere espulsi in Turchia.