06 February 2011

Tahrir: matrimonio con la libertà


CAIRO - Prima matrimonio a Cairo libera. Ahmed e Ula si sono uniti in nozze oggi pomeriggio alle 16,30. La cerimonia si è svolta sotto il palco allestito in piazza Tahrir, dove da 14 giorni va avanti ininterrottamente la protesta contro il regime di Mubarak. Ahmed e Ula sono in piazza dal primo giorno. Da quel 25 gennaio che sembra ormai lontanissimo. E proprio oggi hanno deciso di sposarsi. L'applauso della folla li ha accompagnati a lungo, prima che i microfoni tornassero a diffondere i classici della musica egiziana, Um Kalthoum e Abdelhelim Hafez, con una incursione dell'inno nazionale. Qualcuno in piazza già lo chiama il matrimonio della libertà. Sicuramente la sensazione diffusa è quella di un nuovo inizio, che non è un conflitto generazionale. Nessuno ha tagliato la testa al padre. Al contrario i padri sono in piazza con i figli, bambini o adolescenti che siano.


Neonati addormentati nei passeggini, ignari di tutto, sono accompagnati da cartoncini con su scritto: “La nuova generazione annuncia: vattene! vattene! non ti vogliamo!”. Altri bambini, sui sette, otto anni, saltellano tra la folla attirando l'attenzione di tutti con i loro cartelli. Sopra c'è scritto: “Sono un bambino e sogno la libertà” oppure “Sono un bambino, e sono nato il 25 gennaio”, che è stato il primo giorno della rivoluzione.

E poi c'è una ragazza adolescente con un quadernone a anelli, che raccoglie i pensieri della piazza sui fogli bianchi a quadretti. Ognuno prende la penna e scrive il suo ricordo. Partecipo anche io al gioco, scrivo “Solidarietà al popolo egiziano da un cittadino italiano”. La signora dietro alla ragazza sorride, è sua madre e l'ha accompagnata in piazza per respirare l'aria del cambiamento. Anche Tareq oggi è venuto a trovarlo suo padre. E Ahmed ieri si è fermato a dormire in piazza col papà e con lo zio. Tareq studia economia, Ahmed ingegneria. Primo anno, università Ain Shams. Sognano un Egitto libero. Ne discutono tutto il giorno, con i genitori e con i compagni.

Mentre parliamo, ogni mezz'ora siamo interrotti da qualcuno che ci offre del cibo. Solidarietà popolare. È tutto spontaneo, la gente porta quello che ha. Chi arriva con l'acqua, chi coi biscotti, chi con le coperte. Kullina Masriin/ Kullina Ma3badin/ Mankhafish min ba3dina, Siamo tutti egiziani, siamo tutti insieme, non abbiamo paura tra di noi.

Mangiamo, beviamo, e poi buttiamo tutto per terra. Tanto ogni mezz'ora passa qualcuno che pulisce la piazza. È incredibile quanto sia pulita, forse è il luogo più pulito del Cairo, e ci passano centomila persone al giorno, e migliaia ci restano a dormire da ormai due settimane. Dietro a quella insistente pulizia c'è l'idea di una riappropriazione dello spazio pubblico. C'è l'idea della partecipazione, in una parola della cittadinanza. Ed è lo stesso che succedeva a Tunisi. Infatti le due rivoluzioni hanno molte cose in comune. E se ne sono accorti anche a Tahrir, tanto che stamattina è spuntato uno slogan panarabo: Thaura hana thaura hanak/ Masr wa Tunis akhawat, ovvero: La rivoluzione di qui, la rivoluzione di là, Egitto e Tunisi sorelle.

Sempre sugli slogan, meriterebbe aprire una finestra sull'ironia che il popolo egiziano sta tirando fuori, dopo 30 anni di censura. Oltre al funerale di Mubarak, inscenato da un gruppo di ragazzini spuntati stamane con la bara del ra'is, sicuramente il premio per l'originalità oggi va a un tipo che si è presentato con una gigantografia della foto di una partita del Manchester United, in cui si vede l'arbitro estrarre il cartellino rosso contro un giocatore che ha la faccia di Mubarak! Con inequivocabili baffetti nazi alla Hitler, e sulla maglia il numero 30 con tanto di didascalia: anni di corruzione. Il messaggio è abbastanza chiaro: espulso.

E se non fosse chiaro, c'è chi scrive su altri manifesti: “Spiegateglielo in ebraico, che magari capisce”. E chi scrive Irhal - che vuol dire parti, vattene – sottosopra o con le lettere all'incontrario, aggiungendo: “magari così capisce”. Altri per essere ancora più chiari hanno fatto un disegnino. Occupa cinque metri per un metro della piazza. Ed è fatto con i bicchieri di plastica usati. Sono quelli dei venditori del tè in piazza. Anziché buttarli, ne hanno recuperati qualche centinaio, e mettendoli in fila ci hanno ricavato la figura di un aeroplano, con su scritto il solito Irhal!


Questo è soltanto un racconto di piazza Tahrir, per seguire l'attualità in diretta dall'Egitto vi consigliamo lo speciale live di Aljazeera English e se volete partecipare alla piazza virtuale di Tahrir, visitate la pagina #Jan25 su Twitter