16 September 2009

Il commissario Ue Barrot: rispettare principio di non respingimento

STRASBURGO – Un colpo al cerchio, un colpo alla botte. Con una mano l'Europa boccia le politiche italiane dei respingimenti, e con l'altra porta avanti il negoziato con la Libia. Ieri, nel dibattito sull'immigrazione al parlamento europeo, il Commissario per la Libertà, Giustizia e Sicurezza, Jacques Barrot, ha sottolineato la necessità di rispettare il “principio di non respingimento fissato dalla legislazione comunitaria nei confronti di chi vuole varcare le frontiere esterne dell'Ue”. Questo principio, ha spiegato Barrot, prevede che “i rinvii non avvengano verso Paesi dove le persone rischiano di essere soggette a trattamenti degradanti o inumani”. Così come occorre salvaguardare, ha aggiunto il commissario, la sicurezza di chi vuole chiedere asilo. “Questo dovere di protezione deve essere rispettato”, ha detto ancora Barrot. Il commissario Eu ha anche detto che la Commissione sta “studiando in modo accurato” la risposta ricevuta dall'Italia alla richiesta di chiarimenti inviata a luglio a proposito dei respingimenti di immigrati verso la Libia.

Lo stesso Barrot non ha però speso una parola sulle reali condizioni di emigranti e rifugiati una volta respinti e detenuti in Libia, e al contrario, ha invece sostenuto la necessità di rafforzare Frontex, l'agenzia europea che si occupa del controllo delle frontiere esterne dell'Unione. E ha annunciato che all'inizio del 2010 la Commissione Ue presenterà proposte per ampliare le attività di Frontex alle espulsioni e alla cooperazione con i Paesi terzi, inclusa la Libia dove Frontex ha già svolto una missione di ricerca nel 2007. Quanto alla cooperazione con la Libia, il commissario ha detto di attendere “con ansia” le risposte di Tripoli alle proposte avanzate già da tempo dall'Ue, di cui si sa poco, se non che l'Ue finanzierà, come l'Italia, il 50% del sistema elettronico di pattugliamento della frontiera sud libica. Sempre nel 2010 dovrebbe invece essere attivato un ufficio Ue per l'asilo, che servirà a coordinare l'accoglienza dei rifugiati nei paesi dell'Unione europea.