02 October 2006

Settembre 2006

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Ancora morti alle porte d'Europa: 71 le vittime dell'immigrazione clandestina lo scorso mese, tra cui 21 dispersi. Continuano le stragi nel Canale di Sicilia e in Spagna, ma anche nell'Egeo. Morte lungo i confini dal 1988 almeno 5.544 persone

Inizialmente si pensava che fossero diretti a Chios su un’imbarcazione di fortuna e che un guasto occorso subito dopo la partenza dalla costa turca di Karaburun, vicino Smirne, avesse fatto affondare la nave. Poi però i 31 superstiti hanno parlato. Sull’isola greca erano sbarcati il giorno prima, dopo un viaggio in notturna. Ma la Polizia greca é riuscita a catturarli e ad arrestarli e il giorno dopo ha firmato la loro condanna a morte. All’alba gli agenti hanno costretto i 39 uomini - algerini, iracheni, libanesi, palestinesi e tunisini - a salire su una nave in direzione della costa turca. A qualche centinaio di metri dalla riva li hanno buttati in mare. Gli abitanti hanno sentito le grida ed hanno immediatamente chiamato i soccorsi, ma per 8 di loro era già troppo tardi. Sono morti annegati. Due uomini risultano dispersi. Non era questa l’Europa che sognavano. Il Vecchio continente ha paura dei fantasmi. Il Gigante da 457milioni di abitanti é ossessionato dall’arrivo di alcune decine di migliaia di giovani che dall’Africa e dall’Asia bussano alle porte del Mediterraneo. Così per chi viaggia da sud, in un modo o nell’altro, di frontiera é sempre più facile morire. Settembre lascia sul tappeto 71 vittime – comunica Fortress Europe -, tra cui 21 dispersi, la maggior parte in Sicilia e in Grecia. Niente di nuovo per il Mediterraneo. Dal 1988 ad oggi l’immigrazione clandestina ha ucciso almeno 5.544 persone, 304 soltanto lo scorso mese di agosto.

L’Egeo torna a far parlare di sé e lo fa nel peggiore dei modi, rivelando il retroscena del silenzio calato sulle rotte che legano la costa turca alle isole greche. Non se ne parla dall’ultimo naufragio del 22 giugno 2006, ma dietro la diminuzione degli incidenti si nasconde una fortissima repressione messa in atto dalla Grecia e vista di buon occhio dall’Unione europea. I dati ufficiali parlano chiaro: 48mila i cittadini stranieri arrestati nei primi otto mesi del 2006 perché senza documenti - erano 66mila nel 2005 -. Diecimila sono già stati rimpatriati, per gli altri é soltanto questione di tempo. Tentando di entrare in Grecia a Settembre sono morte 8 persone nelle acque di Creta e 2 sui campi minati di Evros, a cui si aggiungono le vittime di Karaburun, sulle quali rischia di esplodere un caso diplomatico tra Ankara e Atene. Un gruppo di avvocati di Smirne si é infatti rivolto all’Onu per richiedere un’indagine sulle pesanti accuse rivolte alla Guardia costiera greca.

Non meno gravi le denunce contro la Spagna dopo la morte alle Canarie di un ragazzo in custodia presso il Commissariato di Las Americas a Tenerife. Il giovane era sbarcato il 16 settembre su un cayuco con altre 56 persone. Trattenuto con i compagni dalla polizia aveva più volte chiesto un medico, ma senza ricevere nessuna risposta se non l’intervento dei rinforzi per sedare la protesta dei compagni di viaggio di fronte al rifiuto dei soccorsi medici, giunti soltanto alle 22 della domenica. Troppo tardi. Il ragazzo é morto per un arresto cardiocircolatorio. Insieme a lui se ne vanno almeno altre 5 persone, decedute durante la traversata dell’Atlantico verso le Canarie. Ognuno di loro lascia una famiglia, degli amici, un amore. Lo stesso vale per i 490 cadaveri recuperati dalle acque spagnole nei primi 8 mesi del 2006, secondo i dati ufficiali del Governo delle Isole. Dal 1988 sono morti almeno 1.469 migranti facendo rotta verso Fuerteventura, Ceuta, Melilla e la costa sud della Spagna, dove nelle ultime settimane sono tornati a sbarcare alcune centinaia di persone, dopo mesi di serrati controlli del litorale. Ma non basta toccare terra per sentirsi al sicuro. Sono infatti ripresi i rimpatri aerei con il Senegal. A Dakar e Saint Louis sono state rispedite come pacchi postali male intestati alcune centinaia di persone. E lungo le coste del Paese africano continua la missione di Frontex: motoscafi e un elicottero spagnoli appoggiati da una nave da guerra italiana. Finora sono serviti a intercettare 2 cayucos con 180 persone a bordo. Intanto Dakar ha intascato dalla Spagna un assegno da 20 milioni di euro per un progetto di «ritorno all’agricoltura ».

Frontex é l’agenzia per il controllo delle frontiere istituita dall’Unione Europea come punto chiave per il contrasto dell’immigrazione clandestina. Opera nelle acque dell’Atlantico, ma anche nel Canale di Sicilia, dove dal 7 settembre é iniziato un pattugliamento congiunto che coinvolge le navi di Italia, Malta e Grecia e gli elicotteri della Germania. Ma il vero obiettivo indicato dal vicepresidente dell’Unione europea Franco Frattini é il controllo delle coste libiche. Per questo Bruxelles finanzierà il governo di Mu’ammar al-Qaddafi con 3milioni di euro per l’acquisto di 10 autovetture specializzate, visori notturni ed equipaggiamenti per il pattugliamento della frontiera sud, con la possibilità di un coordinamento delle operazioni siglato Frontex. Tripoli é stata recentemente accusata da Human Rights Watch, che in un rapporto sulla Libia denuncia abusi e detenzione arbitraria dei migranti nelle carceri libiche, comprese le tre che Roma sta finanziando a Kufrah, Sebha e Gharyan. Poco importa: sarà la Libia ad ospitare a novembre la conferenza euro-africana sull’immigrazione clandestina. Tanti i nodi da risolvere. Chissà se troverà spazio la questione delle vittime delle politiche di chiusura delle frontiere : 5.544 vite svanite in un pugno di anni per l’obiettiva impossibilità di chiedere ed ottenere un visto d’ingresso a Castello.

Un terzo delle vittime (1.873 persone) facevano rotta sulla Sicilia. A settembre il mare ha restituito i corpi di 36 emigranti, tra cui una donna e il suo bambino. Altri 12 risultano dispersi al largo della Tunisia. Per tutta la prima settimana del mese sono stati recuperate 7 salme in mare aperto, forse annegati nei drammatici naufragi di agosto. Uno dei corpi è stato avvistato proprio dai turisti sul traghetto diretto a Lampedusa. Dall’inizio dell’anno sono sbarcate a Lampedusa 16mila persone su 342 imbarcazioni, rispetto alle 13mila su 165 natanti dello scorso anno. Un numero contenuto rispetto ai quasi 25mila arrivi delle Canarie e ai 48mila in Grecia. Settembre segna anche uno strano ritorno: quello degli sbarchi sulle coste pugliesi, dove in 3 diverse occasioni sono stati fermati un totale di 53 cittadini asiatici, imbarcati nelle stive di regolari mercantili di lunga percorrenza che giungono nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez e scaricano i passeggeri in prossimità della costa su piccoli gommoni e scialuppe.