09 March 2011

L'Italia evacua 58 eritrei dalla Libia. Atterrati ieri a Crotone

Sono atterrati ieri sera a Crotone a bordo di un C130 dell'aeronautica militare. Sono 58 eritrei di Tripoli. L'Italia ha finalmente accettato di evacuarli dalla Libia e di offrire loro asilo politico. Il gruppo è stato scelto sulla base della vulnerabilità dei casi. In tutto sono 21 famiglie: 17 uomini, 14 donne e 27 bambini. Si tratta di un precedente importantissimo. Se ognuno dei 27 Stati Membri dell'Unione europea facesse lo stesso, potrebbero essere evacuati in pochi giorni i 2.000 eritrei che si stima si trovino ancora bloccati a Tripoli. E con loro i somali, sulle cui presenze a Tripoli non ci sono stime certe. Entrambe le comunità infatti sono le più a rischio in questo momento di violenze nel paese libico. Mentre tutti gli altri possono infatti contare sulle proprie rappresentanze consolari, eritrei e somali non hanno nessuno che possa tutelarli in questo momento. I primi perché rifugiati politici perseguitati dal regime in patria. I secondi perché cittadini di uno stato al collasso dopo vent'anni di guerra civile, che semplicemente non ha istituzioni in grado di tutelarli. Per i dettagli dell'operazione, riportiamo di seguito il comunicato della Agenzia Habeshia, che ha collaborato al resettlement. Segnaliamo inoltre che domani mattina a Roma in piazza dei Santi Apostoli alle 10,00 gli eritrei della capitale organizzano una manifestazione per chiedere di evacuare tutti gli eritrei a rischio a Tripoli.


Un Grazie all'Italia per l'atto umanitario
tratto da Agenzia Habeshia

Con un atto umanitario sono stati portati in Italia ieri sera da Tripoli 58 eritrei, 27 dei quali minori. L'operazione che ha messo al sicuro sul suolo italiano i 58 profughi è stata coordinata dall'ambasciata italiana di Tripoli, da CIR, Don Mussie Zerai presidente dell’A.H.C.S e dal vescovo cattolico della capitale libica Giovanni Martinelli. Un C130 dell'Aeronautica militare italiana è atterrato ieri sera poco prima delle 21 sulla pista dell'aeroporto "Pitagora" di Sant'Anna. Ad attendere i profughi eritrei (21 nuclei familiari alcuni dei quali con figli neonati) è stato predisposto il collaudato sistema di accoglienza ed identificazione coordinato dal dirigente dell'Ufficio stranieri della questura Maria Antonia Spartà.

Questa volta le operazioni di identificazione saranno state più veloci perchè i 58 profughi, tutti richiedenti asilo politico, sono arrivati muniti di un lasciapassare rilasciato dall'ambasciata italiana a Tripoli e dal UNHCR. Non solo: all'interno del C130 ad accompagnare le 21 famiglie di eritrei c'erano due funzionari della Farnesina che indossavano le casacche dell'Unità di crisi italiana in Libia.

Il gruppo di eritrei arrivati ieri sera fa parte della piccola comunità di duemila profughi che si trovano a Tripoli sotto la protezione dell'arcivescovo Giovanni Martinelli. Il vescovo cattolico tutela l'incolumità degli eritrei: più volte monsignor Martinelli ha lanciato appelli alla comunità internazionale richiedendo un intervento per l'evacuazione umanitaria dal suolo libico di quei 2000 rifugiati in una situazione difficilissima.

Indipendentemente dall'evoluzione della situazione a Tripoli, gli eritrei sono bersagliati in tutti i modi come nemici: non hanno alcun permesso di residenza, nessun diritto garantito. Gli insorti li scambiano per mercenari di Gheddafi, mentre i militari del colonnello potrebbero essere tentati di prenderli in ostaggio. I buoni rapporti di monsignor Martinelli con Gheddafi hanno tutelato gli eritrei fino ad oggi. Ma poi?

«Facciamo appello alla solidarietà dell'Italia e degli altri Stati dell'Unione europea – ha dichiarato la settimana scorsa il presidente del Cir Savino Pezzotta – in questo drammatico momento».

L’atto umanitario italiano a Tripoli crea un importante precedente. Si fa così, dunque: adesso anche gli altri Stati dell'UE sanno che si può fare.

Domani mattina in Piazza dei Santi Apostoli a Roma, ore 10.00 manifesteranno i rifugiati eritrei in Italia, per chiedere l’evacuazione di tutti profughi rimasti intrappolati in Libia, lo chiedono all’Unione Europea seguendo l’esempio italiano di mettere a disposizione quote per poter procedere all’evacuazione tempestiva e al trasferimento dei circa 2000 profughi da Tripoli in Europa.