03 February 2011

Cie Milano: assolto l'ispettore accusato di violenza sessuale

Immaginatevi la scena. Parco Lambro a Milano. Adagiata su un telo in mezzo al prato, una bella ragazza in costume, magari bionda e con gli occhi azzurri, prende il sole in un pomeriggio d'agosto. E' sdraiata a pancia in giù e non vede che da dietro le si avvicina un tipo losco. Dai tratti si direbbe marocchino, forse algerino, le si siede sopra e inizia a palpeggiarla. Lei allora si alza di botto e inizia a gridare. Lui in tutta risposta dice ma dai, stavo scherzando. Ma c'è una testimone, che vede tutto. Le due sporgono denuncia, conoscono le generalità del molestatore. Secondo voi come va a finire?

Adesso provate a invertire i ruoli. La ragazza è un'altra. E non è al parco a prendere il sole, anche perché è nera, ma è invece dentro il centro di identificazione e espulsione di Milano. Ha tirato il materasso fuori dalla cella, nel cortile, perché dentro fa troppo caldo e non si riesce a dormire. E' in biancheria intima e sta sdraiata a pancia in giù e non vede che da dietro le si avvicina un tipo losco. Dai tratti si direbbe italiano, e dalla divisa si direbbe un poliziotto.
Le si siede sopra e inizia a palpeggiarla. Lei allora si alza di botto e inizia a gridare. Lui in tutta risposta dice ma dai, stavo scherzando. Ma c'è una testimone, che vede tutto. Si chiama Helen, è un'altra ragazza nigeriana detenuta in via Corelli. Le due sporgono denuncia, conoscono le generalità del molestatore. Si chiama Vittorio Addesso, è l'ispettore capo del centro espulsioni di Milano. Secondo voi come va a finire?

Ve lo diciamo noi, è andata a finire con un'assoluzione piena. Sì perché questa è una storia vera. I fatti risalgono al 13 agosto 2009. E il processo si è concluso ieri. La sentenza è stata pronunciata dal Gup di Milano, Simone Luerti, mercoledì 2 febbraio 2011.

Ripensate all'esercizio di immaginazione di cui sopra. Non ci vuole tanto a capire che in Italia la parola di due donne nere contro quella di un poliziotto non valgono niente. Tanto più se le due donne vengono dal racket della prostituzione. Come dire che Joy non avrà mai giustizia. Qualcuno di voi forse avrà già letto della sua storia in rete. L'unica cosa positiva è che adesso sta al sicuro, fuori dal giro della mafia dello sfruttamento della prostituzione, con tutta la vita davanti per ricostruirsi un futuro. Ma questa assoluzione rimane una macchia per tutti gli uomini e le donne di questo paese. Perché è come se mandasse a dire che il corpo di certe donne è violabile e quello di altre no.