07 January 2011

Tounes BledNa

Lui è una promessa del rap tunisino. Hamada Ben Amor, 22 anni, di Sfax, in arte El Général. Sulla sua pagina facebook ha più di 15.000 fan. Ma la sua fama è destinata a crescere grazie all'ennesimo autogol del regime tunisino, che ieri lo ha arrestato, con un vero e proprio blitz che ha coinvolto una squadra di 40 poliziotti. Niente di nuovo in un paese governato dal 1987 da un uomo, Ben Ali, che non ammette critiche. E di accuse contro lui e il suo regime sono pieni i pezzi di El Général. La prima canzone si chiama Tounes Bladna, che vuol dire "la tunisia è il nostro paese". Ed è un duro atto d'accusa contro il regime e la corruzione, uscito all'indomani delle rivolte di Sidi Bouzid (video), dove il 17 dicembre un diplomato disoccupato si è suicidato dandosi fuoco davanti alla prefettura dopo che la polizia gli aveva sequestrato la merce di una bancarella abusiva con cui si manteneva. Da allora il l'intero paese è in rivolta, e di città in città si susseguono manifestazioni, scioperi e scontri di piazza con la polizia, che finora hanno causato tre morti. Raccontare quelle proteste significa gettare le basi per un ponte di solidarietà tra le due rive. Il che equivale ad abbattere i muri della fortezza Europa. E in questo senso occhio anche a quello che sta succedendo ad Algeri, dove pure i ragazzi scesi in strada contro il caro vita e la corruzione.


Tounes bledna, besyesa wla beddam, tounes bledna, w rjelha jamais tsallam, tounes bledna, lyed fel yed ennas lkol, tounes bledna, w lyoum lezem nal9aw lhal.

La tunisia è il nostro paese, con la politica o con il sangue, la tunisia è il nostro paese, e i suoi uomini non si arrendono mai, la tunisia è il nostro paese, mano nella mano, tutta la gente, la tunisia è il nostro paese, oggi non abbiamo ancora trovato pace

L'altro pezzo incriminato è Rais LeBled, che vuol dire presidente del paese. Si tratta di una specie di lettera al presidente, in nome del popolo, in cui Général lo sfida a scendere per le strade e a vedere la realtà dei giovani disoccupati dopo anni di sacrifici e di studio, in un paese divorato dalla corruzione e dalla gestione mafiosa e clientelare del potere. Un pezzo che sta impazzando sulla rete e che ormai è un po' l'inno della rivolta.


Avremmo tanto voluto raccontarvi la Tunisia con un reportage dal terreno, ma è impossibile visto che dopo la pubblicazione dell'inchiesta sulla dittatura a sud di Lampedusa e sulla durissima repressione sindacale del 2008, il mio nome è finito sulla lista nera dei servizi tunisini e mi è vietato rientrare in quel paese. E a me è andata grassa. Perché sono libero. Quando i giornalisti sono tunisini infatti, la soluzione è lhbas, il carcere. Gli ultimi due finiti al gabbio, secondo Réporters sans frontières, sono i due blogger Sleh Edine Kchouk e Hamadi Kaloutcha (http://www.facebook.com/Kaloutcha.Hamadi). E poi ci sono Slim Amamou e Azyz Amamy, altri due blogger che sono scomparsi senza che si sappia che fine hanno fatto. Senza dimenticare, tra i tanti altri, i due reporter Fahem Boukaddous e Hasen Benabdallah di Radio Kalima, in galera rispettivamente da 100 e 241 giorni per aver raccontato all'epoca dei fatti la repressione dei moti di Redeyef.