20 August 2009

Berlusconi in Libia il 30 agosto per festeggiare il trattato di amicizia

ROMA - Silvio Berlusconi mantiene la promessa fatta a Gheddafi. Il 30 agosto sarà a Tripoli per celebrare la prima "Giornata dell'amicizia tra il popolo italiano e il popolo libico", istituita da Gheddafi dopo la firma a Benghazi del trattato di amicizia lo scorso 30 agosto 2008. A accompagnare Berlusconi ci saranno le frecce tricolori. Nove aerei MB339 si esibiranno nei cieli di Tripoli due giorni dopo, il primo settembre, in occasione della grande parata militare che il regime libico ha organizzato per celebrare il 40° anniversario del colpo di stato con cui Gheddafi prese il potere nel 1969. Durante la sua visita a Roma dal 10 al 12 giugno, l'Italia ha steso il tappeto rosso davanti al dittatore libico. E adesso, senza nessun imbarazzo nemmeno per la strage di 20 somali uccisi in un campo di detenzione per immigrati senza documenti a Benghazi, l'Italia si appresta a festeggiare con i massimi onori i suoi 40 anni al potere. Quarant'anni di regime macchiati di sangue e gravi restrizioni delle libertà dei 6,3 milioni di cittadini libici. E nonostante la spinta riformatrice del figlio primogenito di Gheddafi, Sayf el Islam, che ha fatto rilasciare centinaia di prigionieri politici, la situazione è ancora critica.

PRIGIONIERI POLITICI
Fathi el-Jahmi, attivista politico, arrestato nel 2004 per aver chiesto riforme democratiche e criticato Gheddafi durante alcune interviste televisive. Nel 2005 venne condannato per “tentativo di rovesciare il governo, insulti al colonnello Gheddafi e contatti con le autorità estere”. E nel 2006 venne giudicato mentalmente inabile e trasferito in un manicomio. È morto il 21 maggio 2009, dopo essere caduto in
coma.

Idriss Boufayed e altri 11 attivisti sono stati condannati a pene dai 6 ai 25 anni di carcere per “tentativo di rovesciare il sistema politico”, “diffusione di false notizie sul regime libico” e “comunicazione con le potenze nemiche”. Erano stati arrestati nel febbraio 2007 per aver organizzato la commemorazione dell’uccisione di 12 persone a Benghazi, durante una manifestazione nel febbraio 2006. La sentenza è stata emanata dalla Corte di Stato della Sicurezza, istituita nel 2007 per casi di attività politiche non autorizzate. Tra ottobre e novembre 2008, nove degli 11 prigionieri sono stati rimessi in libertà.

Mohammed Adel Abu Ali
, aveva chiesto asilo politico in Svezia nel 2003. Rimpatriato in Libia il 6 maggio 2008, è morto sotto la custodia della polizia. Human Rights Watch sostiene che a ucciderlo sarebbero state le torture a cui venne sottoposto

TORTURA
La tortura è proibita dalla legge in Libia, tuttavia è praticata. Di 32 detenuti libici intervistati da Human Rights Watch nel 2005, 15 erano stati torturati per estorcere confessioni poi utilizzate nei processi. Sarebbe pratica comune incatenare i detenuti per ore al muro, picchiarli con bastonate sulla pianta del piede, e sottoporli a scariche elettriche. Altre sevizie sarebbero le ferite inferte con i cavatappi sulla schiena, la rottura delle articolazioni delle dita, il versamento di succo di limone sulle ferite aperte, il tentato soffocamento con sacchetti di plastica, la privazione del sonno e del cibo, lo spegnimento di sigarette sulla pelle e la minaccia ravvicinata di cani ringhiosi.

IMPUNITÀ
Nel 1996 centinaia di detenuti vennero uccisi dalla polizia durante una rivolta nel carcere di Abu Salim, a Tripoli. A 13 anni di distanza non è mai stata fatta chiarezza sulla vicenda. Né alcuno dei responsabili è stato individuato. E nessuna chiarezza è stata fatta sulle centinaia di oppositori e critici del regime, arrestati e scomparsi negli anni Settanta, Ottanta e Novanta. Il sito www.stopqaddafi.org fa addirittura una lista di 343 civili uccisi dai servizi segreti libici dal 1969 al 1994