18 April 2009

Mercantile bloccato a sud di Lampedusa: il governo intervenga

ROMA, 18 aprile 2009 - Assistiamo indignati alla decisione assunta dal governo italiano di rifiutare da giorni l’accesso alle acque territoriali italiane del mercantile turco “Pinar” che ha salvato dal naufragio 154 immigrati, e rifugiati, e che è ancora bloccato a venti miglia a sud di Lampedusa, con a bordo decine di feriti e il cadavere di una donna morta durante la traversata. Il comandante continua a lanciare richieste di aiuto sempre più pressanti ma le autorità italiane, al pari di quelle maltesi, rifiutano l’ingresso nelle acque territoriali. Esattamente come nel caso della nave tedesca Cap Anamur, nel 2004, i cui responsabili sono ancora oggi sotto processo ad Agrigento. Decisioni del governo italiano, come quelle assunte nel 2004, che continueranno a dissuadere in futuro le navi mercantili da interventi di salvataggio e saranno oggettivamente causa di altri morti e di altri dispersi. L'Italia deve dare accoglienza ai migranti salvati dal mercantile “Pinar”. Se, infatti, il mercantile dovesse essere fatto proseguire per la Tunisia, sua destinazione, con i migranti ancora a bordo, si realizzerebbe un respingimento collettivo, vietato da tutte le convenzioni internazionali.

I migranti salvati dal “Pinar” hanno diritto di sbarcare subito in un posto sicuro, che, secondo quanto prescrivono le Convenzioni internazionali che Malta e l’Italia hanno sottoscritto, non è necessariamente quello più vicino.

A tutti i migranti salvati dalla “Pinar”, che hanno affrontato questo drammatico viaggio verso l’Europa per richiedere protezione internazionale, dovrebbe essere garantita la possibilità di presentare una richiesta di asilo.

La Convenzione SAR del 1979 impone un preciso obbligo di soccorso e assistenza delle persone in mare, senza distinguere a seconda della nazionalità o dello stato giuridico, stabilendo altresì, oltre l’obbligo della prima assistenza anche il dovere di sbarcare i naufraghi in un luogo sicuro. Nel 2006 con le modifiche alle convenzioni internazionali sul salvataggio in mare e con le linee guida - adottate dall’Organizzazione marittima internazionale (IMO) - viene fatta maggiore chiarezza sul concetto di luogo sicuro e sul fatto che la nave soccorritrice è un luogo puramente provvisorio di salvataggio. Ma il governo maltese non ha ancora ratificato questi ultimi accordi con la conseguenza che tra Italia e Malta, sulla pelle dei migranti, è in corso una partita truccata, perché ognuno invoca regole diverse. E tutti e due i paesi ignorano le più elementari istanze di umanità.

Il porto sicuro verso il quale deve fare rotta al più presto la nave “Pinar” può essere soltanto un porto italiano, dopo che le ultime relazioni del Consiglio d'Europa hanno confermato le gravi violazioni dei diritti umani a danno dei migranti in Tunisia ed in Libia.

Neppure ha senso invocare l’intervento di FRONTEX - agenzia per il controllo delle frontiere esterne - come sta facendo in queste ore il ministro Frattini. FRONTEX e i pattugliamenti congiunti non risolvono il problema del salvataggio delle vite umane a mare, come ben dovrebbe sapere il ministro, ma sono finalizzati al respingimento delle imbarcazioni cariche dei migranti verso l’inferno libico dal quale sono partiti.

La controversia diplomatica tra Italia e Malta non può comportare in alcun modo il verificarsi di fatti sconcertanti come il palleggiamento di responsabilità tra due stati, con il rischio gravissimo di compromette la vita e la sicurezza dei naufraghi.

La tutela della vita e della sicurezza delle persone, ed il rispetto del diritto d’asilo costituiscono principi cardine dell’ordinamento giuridico nazionale e comunitario.

Per tali ragioni l’Asgi, la CGIL Agrigento, Amnesty International Agrigento, Borderline Europe e Fortresseurope
  • richiamiamo il governo italiano alle sue responsabilità ed ai suoi obblighi di salvataggio, consentendo l’immediato accesso al territorio italiano della nave Pinar, al fine di procedere, nel più breve tempo possibile, alle operazioni di soccorso;
  • chiediamo alla Commissione Europea e al Parlamento Europeo un immediato intervento per regolamentare in futuro questa materia, a partire dalle riformulazione delle missioni Frontex in funzione di salvataggio della vita umana con riferimento all’ingresso dei richiedenti asilo.
Firmatari
A.s.g.i. (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione), C.G.I.L. Agrigento- Social Help, Amnesty International Agrigento, Borderline Europe, Borderline Sicilia e Fortresseurope