14 July 2008

Egitto: rimpatriato dall'Italia, tenta il suicidio

LUCCA, 14/07/08 - Rimpatriato dall’Italia, tenta il suicidio. Un giovane egiziano di 25 anni è stato soccorso ieri dalla polizia dell’aeroporto del Cairo, dopo che si era tagliato le vene con un rasoio in uno dei bagni dello scalo, dove era atterrato con un volo partito da Catania con a bordo 48 egiziani sbarcati poche settimane fa sulle coste italiane. La notizia è riportata dall’agenzia Middle East News Agency (MENA) che cita fonti della polizia. Il ragazzo – riferisce l’agenzia - si trovava in cattive condizioni psicologiche per aver perso inutilmente i risparmi di una vita per arrivare in Europa. Al termine dell’interrogatorio dei 48 deportati, il giovane si è recato in bagno e ha usato un rasoio per tagliarsi le vene. Fortunatamente è stato soccorso in tempo dagli agenti delle forze di sicurezza dell’aeroporto. I 48, giunti in Italia a bordo di barche salpate dalle coste della Libia, erano stati rimpatriati ieri su un aereo speciale partito da Catania, accompagnati da 30 agenti delle forze dell’ordine. Tra loro anche un cittadino marocchino, che sarà rinviato a Catania. I rimpatri in Egitto sono svolti all’interno dell’accordo bilaterale di riammissione tra Italia e Egitto, rinnovato lo scorso 9 gennaio 2007. Lo scorso 3 luglio, 35 cittadini egiziani erano stati rimpatriati direttamente dal Centro di identificazione e di espulsione di Lampedusa, con un volo charter partito alle due dall'aeroporto di Catania alla volta del Cairo. Un simile intervento aveva rimpatriato 38 egiziani la settimana precedente.

Sui rimpatri in Egitto operati dal centro di Lampedusa, il giurista Fulvio Vassallo Paleologo esprime perplessità: “Non si sa se verso le persone destinatarie della misura dell’allontanamento forzato in frontiera sia stato notificato un provvedimento di respingimento o di espulsione, né se questi provvedimenti e il trattenimento nel Centro di identificazione e espulsione siano stati convalidati da un magistrato. Di certo a Lampedusa non c’è né un tribunale, né una questura”