22 May 2011

Egitto: ancora ostaggi nel Sinai, 25 uccisi in 6 mesi

Sabato scorso la polizia militare egiziana ha sparato a una donna eritrea che tentava di superare il confine con lo Stato di Israele. La notizia è stata diffusa dalla comunità eritrea di Roma, attraverso l'associazione Agenzia Habeshia che monitora costantemente la situazione degli eritrei nel Sinai. Fortunatamente la donna è stata soltanto ferita, e in questo momento è ricoverata in ospedale, anche se poi dal reparto sarà trasferita direttamente in carcere, da dove rischia l'espulsione in Eritrea. Ma intanto dal Sinai continuano ad arrivare notizie drammatiche sulla sorte di un gruppo di 400 eritrei tenuti ostaggio dai contrabbandieri beduini che dovevano trasferirli dal lato israeliano della frontiera, e che invece li stanno torturando in attesa del pagamento di un riscatto di migliaia di dollari. In sei mesi i morti sarebbero già almeno 25.

A fornire tutte queste informazioni, è di nuovo don Musie Zerai, fondatore dell'agenzia Habeshia, il quale denuncia da mesi le condizioni degli eritrei del Sinai, con cui è in costante contatto telefonico. Oggi Zerai ha annunciato alla stampa di aver parlato telefonicamente con un gruppo degli ostaggi. Si tratta di eritrei e etiopi, rinchiusi in un casolare vicino al confine israeliano, di proprietà di un beduino a cui sono stati venduti da un intermediario eritreo, un certo Yohanes, basato a Khartoum, in Sudan. Tra gli ostaggi ci sarebbe anche un ragazzo di 15 anni. "Mi hanno detto che in 11 mesi hanno perso 12 dei loro compagni, morti per colpa delle torture con le scariche elettriche. L'ultimo è morto una settimana fa, un ragazzo di 24 anni, etiope, si chiamava Tesfaldet Aregawi". Negli ultimi sei mesi, l'agenzia Habeshia ha avuto notizia della morte di 25 eritrei nelle mani dei contrabbandieri beduini della clan dei Rashiaida