09 August 2009

Lettera aperta agli amici italiani, di Maksim Cristan

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera di Maksim Cristan, un artista e scrittore croato (autore di fanculopensiero), che ha vissuto e vive tuttora senza documenti tra l'Italia e la Germania

Lontano da casa, ogni posto è la tua casa

Ero lì, in una specie di zattera... un naufragio, chi lo sa... Insomma, sono lì su un relitto di un metro per un metro e mezzo circa, e, stranamente tranquillo in mezzo al mare: galleggio. Cosa vorrà dire? Va be', vedremo poi. A dir la verità avevo già sognato di essere su una zattera con una dozzina di donne stupende... nude. Ma lì il significato mi sembra chiaro. Ora sono qui da solo, ho il mio giusto spazio vitale, mi sono organizzato bene, il pesce non manca, ho una discreta riserva d'acqua, i servizi è come averli in camera, ho anche un robusto bastone che mi serve da remo. Non è un sogno angoscioso, ma cosa vorrà dire? Fuga, ritiro, solitudine? Il desiderio di sfuggire la vita esterna che ci preme da ogni parte? Si diventa filosofi, nei sogni.
Oddio, oddio cosa vedo?! Fine della filosofia. No, non può essere una testa... forse una boa? Non so per cosa fare il tifo. La boa fa meno compagnia, ma è più rassicurante. No, no... si muove, si muove! Mi sembra di vedere gli spruzzi! Non è possibile che sia un pesce. È qualcosa che annaspa, sprofonda, riappare, lotta disperatamente con le onde! È un uomo, è un uomo, è un uomo, è un uomo, è un uomo!
E ora che faccio? La zattera è un monoposto, ne sono sicuro. Per il pesce non ci sarebbe problema, ma la zattera in due, non credo che tenga.
“Ehììì… non tieneee!"
Macchè, non mi sente. Sarà a cento metri. Che faccio?

19 giugno, pomeriggio tardo, in viaggio per l’Italia, da uno di Voi ricevo questa telefonata.
“E’ finita. Ho fatto un po’ di conti, niente più può fermare l’approvazione. La follia è totale. L’opposizione è inesistente. Sarà legge tra pochi giorni. Inoltre, è da circa un mese che l’Italia già respinge.”
“Come, respinge?”
“Respinge, intercetta i gommoni in mare, li cattura e li consegna alla Libia.”
“ Ma questo non può essere vero.”
“Ne scrivono anche sui giornali, lo sanno tutti.”
“Ma nostri amici italiani che dicono?”
“Sei ancora un clandestino?”
“Ancora per poco però sì.”
“Ebbene, i tuoi amici, me compreso, d’ora in poi se ti vedono sulla terra italiana avranno l’obbligo di denunciarti. Per legge.”
“Ma questo non può essere vero.”
“Allora vieni e vedrai.”

Cari Amici,
come alcuni di Voi avranno notato, il tardo pomeriggio del 19 giugno scorso, ho interrotto ogni mio rapporto personale con Voi in Italia. Uno sciopero, un boicotto, una protesta, una provocazione, un male nel petto con difficoltà di respirare. I rapporti professionali, invece, continuo a mantenerli. L’Italia come Stato è fondato sul lavoro, lo sanno tutti, è il primo emendamento della costituzione, ancor prima della vita, degli affetti e della solidarietà. Chi non rispetta nemmeno il primo emendamento non dovrebbe pretendere nulla dallo Stato che lo ospita. Ecco come la penso io.
L’amicizia, invece, non è regolata dalla legge e dunque si presta ottimamente per una militanza dell’anima, senza conseguenze materiali per nessuno. Tranne per il cuore, si capisce, ma quale cuore?
Ebbi una fortuna sfacciata d’imbattermi in gente straordinaria dal primo giorno che arrivai con il gommone in forma di un treno dell’est Europa. Ero clandestino, avevo i miei problemi personali come tutti e inizialmente dormivo su una panca accanto al parco Sempione a Milano. Il primo inverno mi riparavo negli autobus e tram, poi ho conosciuto Te amico Icaro che mi hai insegnato a costruire piccoli libri auto prodotti e mi hai offerto la Tua immobile Y10 per dormirci dentro. Conobbi poi Te, Maria, e a volte dormivo in casa Tua, conobbi Lucia e Simona e vissi nella Vostra casa, conobbi Alberto che mi hai insegnato a suonare la chitarra e non una volta mi sono guadagnato il panino suonando nel percorso turistico dentro il castello Sforzesco, conobbi poi Matteo scrittore con il cuore infranto eri, e poi Marive e mi sono innamorato di Te, conobbi Ippolito che mi hai messo in scena in teatro, e poi un’altro Alberto, dicevi che niente è più importante di un libro, e decine di Voi altri con i quali mantenevo quotidianamente il contatto, mi avete fatto conoscere grandi maestri, De Andrè, Pasolini, Dario Fò, Stefano Benni che scrisse: lontano da casa, ogni posto è la tua casa, e ho conosciuto Te Carlo, a Te a volte dicevo cose che non dicevo a nessuno, per Te ho pianto il 19 pomeriggio, ero diretto al Tuo matrimonio e Tu e la Tua Sposa mi attendevate con la stessa gioia con la quale io ero partito.

Ma come 'che faccio? Sono sempre stato per la fratellanza, per l'accoglienza, l'ospitalità! Ho lottato tutta la vita per questi principi. Sì, ma non mi ero mai trovato in una situazi... Ma quali principi? Questa è la fine. Qui in due non la scampiamo. E lui avanza verso di me, fende le onde. Sarà a settanta metri, cinquanta, trenta... Madonna, come fende!
Quasi quasi gli preparo un dentice. E se non gli piace il pesce? Se gli piace solo la carne?... Umana? E no, calma, io devo pensare a me, alla mia sopravvivenza: mors tua vita mea. Oddio... non dovrò mica ucciderlo?
Ma che dico, sto delirando! Lo devo salvare. Poi in qualche modo ci arrangeremo, fraternamente, ci sentiremo vicini!
Per forza, non c'è spazio... stretti, uniti, corpo a corpo... Guarda come nuota... è una bestia! Ma io lo denuncio! Ormai sarà dieci metri. Mi fa dei gesti, mi saluta... mi sorride… lo schifoso.
Ma no, poveretto, cosa dico, per lui sono la salvezza, la vita, eh! Che faccio? Che faccio?

Non c’è persona qui a Berlino che giorno dopo giorno non sgrana gli occhi alle notizie dall’Italia.
Io so che Voi non avete colpe, lo so per l’Uno ad Uno di Voi, e nemmeno parlo di me. I miei documenti dipendo da mie vicende private e non politiche. Non è questo il punto. Il punto è: Che cosa spinge una madre con figli minori stretti a se di tentare una traversata così esasperata? Come chiamare il Popolo di una nazione che nega accoglienza a quella madre? Un popolo che nel terzo millennio lascia che s’impegnino soldi pubblici per calpestare diritti conquistati dopo secoli di battaglie, e milioni di uomini e donne che hanno dovuto dare la propria vita per una coscienza migliore.
Questa è la soluzione d’avanguardia di un paese che basterebbe solo uno sguardo al suo patrimonio culturale per spaventarsi dall’immensità di bellezza che contiene? Indietro? Questo è il punto.

Ricordo il settembre dell’anno scorso, il giorno che a Milano un padre e un figlio italiano insieme uccisero uno “sporco negro” italiano perché lo credevano un immigrato che rubava i biscotti al bar. Mi chiamò mia madre quel giorno, aveva visto la notizia in Tv da casa nostra in Croazia.
- Non portare più né cappelli né occhiali da sole, lascia ben vedere che sei biondo con gli occhi azzurri! Ho visto il TG, come si chiamava il ragazzo che hanno ucciso stamattina a Milano?
- Si chiamava Abdoulah, ma era italiano. Era “solamente” nero e forse rubava i biscotti.
- Allora è molto grave. Vuol dire che lì sono di nuovo impazziti tutti. Torna subito a casa.
- Ma io non sono né nero, né rumeno, né rom, stai calma.
- La Tv dice che la nuova legge contro gli stranieri sarà contro tutti! Solo le badanti si salveranno! Non cacci via chi ti pulisce il culo a 500 euro al mese. Al massimo potresti chiedere alla tua compagna italiana di assumerti come badante. Per finta.
- Io badante? Mai. Aspetterò la prossima sanatoria. Ho molti amici mamma, molti.
- Stupido! Le leggi le fanno gli avocati dei potenti, i tuoi Amici non contano niente!

Potrei prendere il bastone, potrei allungarglielo per aiutarlo a salire... Potrei darglielo con violenza sulla testa...
Siamo al gran finale del dramma. Il dubbio mi divora. L'interrogativo morale mi corrode. Devo decidere. L'uomo è a cinque metri, quattro, tre... prendo il bastone e...
E a questo punto mi sono svegliato. Maledizione! Non saprò mai se nel mio intimo prevale il senso umanitario dell'accoglienza o la grande paura della minaccia. Devo saperlo, devo saperlo, non posso restare in questo dubbio morale, devo sapere come finisce questo sogno!
Cerco di riaddormentarmi, mi concentro… mi abbandono. Qualche volta funziona…
Ecco, ecco... sì, ce l’ho fatta: l'acqua, il mare, le onde... un uomo su una zattera... un altro che nuota, arranca, annaspa disperato, sento il cuore che mi scoppia. Oddio... che succede?

L’Europa parla solo quando deve, il portavoce del Vaticano coregge alcune sue pecore nere e precisa: “Riguardo al ddl sicurezza il Vaticano non ha detto Niente.” Nulla. Tutti si affidano nelle mani della Lega e ministro Maroni. E loro, cari amici, nemici e altri, non hanno mai nascosto il loro progetto, ancora 15 anni fa presso il loro massimo esponente istituzionale di allora, il presidente del Parlamento Irene Pivetti, quando disse: “Rimettiamoli a mare.” Allora sembrava solamente una demenzialità da comizio passionale, ma poi hanno cominciato a bruciare gli accampamenti rom e pare che questo gli ha rafforzato le credenziali.
L’attuale presidente del Parlamento Fini, invece, scrive lettere alla Libia chiedendo il permesso di poter verificare le condizioni umane nei campi per i Respinti. Nobile da parte sua, ma quello che nel frattempo i Respinti probabilmente si chiedono è: “Non avrebbe dovuto verificare prima?” I Respinti non hanno voce nei media e quindi queste domande matematiche non le pone nessuno. Le organizzazioni umanitarie riportano che almeno metà dei clandestini solitamente chiede l’asilo politico e almeno a metà di Loro, esso viene concesso. Il fotografo Dagnino che era su un’imbarcazione della Guardia di finanza, la quale assieme a due vedette era impegnata nell’operazione di un respingimento nel Canale di Sicilia, dice che i “Respinti” africani sul gommone erano senza cibo e senz’acqua. C’erano uomini, donne e bambini. A loro è stato detto che in un’ora e mezza sarebbero stati trasportati a Lampedusa. Non si erano accorti che le tre imbarcazioni, subito dopo il trasbordo, avevano girato la prua verso Sud. “Loro cantavano.” Riporta Dagnino. “Un canto mesto, profondo. Mi sembrava di essere su una nave negriera. Al levar del sole sul cannoncino della nostra nave alcuni hanno allestito un altare per ringraziare Dio. Uno di loro ha tirato fuori una vecchia Bibbia.” Solo all’ingresso nel porto di Tripoli avevano capito di essere stati ingannati. “Erano prima increduli, poi disperati. Hanno cominciato a spogliarsi, urlare e piangere.” Gli agenti libici per farli scendere li colpivano con i remi. A terra gli attendevano i camion.
Destinazione: dove sa Fini.

Sono io... sono io quello che nuota. No, io ero quell'altro eh! Non è giusto, non è giusto! A me piaceva di più stare sulla zattera! Ma quale dubbio morale, ho le idee chiarissime! Sono per l'accoglienza! Un ultimo sforzo, la zattera è a cinque metri, quattro, tre... Alzo la testa verso il mio salvatore... Eccomi! PUMMM!
Dio, che botta.
A questo punto mi sono svegliato di nuovo. Mi basta così. Non voglio sapere altro. Spero solo che non sia un sogno ricorrente.

A Milano conobbi Te Somy che sei emigrato dal Kenya su un barcone, il flusso migratorio seguendo. Dicevi che in Italia stavi realizzando i Tuoi sogni e in quanto alla politica dice che nel suo villaggio le cose stanno molto peggio.
Tu Giovanni, invece, da Milano stai emigrando a Berlino. Viaggi in macchina insieme alla Tua ragazza. Entrambi pittori, imbarcati nel flusso che prosegue verso il nord in forma culturale. Dici: “Non vogliamo vivere in un paese dove è vietato mangiare un gelato passeggiando lungo la strada.”
Kati del terzo piano del palazzo di fronte, da Berlino emigrerà sull’isola Lamu, in Kenya, appena termina il suo contratto di lavoro, a stabilirsi per sempre. Kati dice d’aver scoperto che un uomo veramente intelligente vorrebbe vivere camminando scalzo sulla terra calda e riflettere nel tempo su chi siamo e da dove veniamo.
Un cerchio migratorio chiuso, ognuno alla ricerca del proprio posto nell’universo. E questo nessun uomo, e neppure un intero popolo, sia pure in totale agonia, non potrà mai fermare. Sarebbe come impedire il compimento della Legge Dei Vasi Comunicanti. E’ fisica, delle leggi razziste se ne infischia profondamente.

Se una zattera a mare aperto ci apparisse a tutti almeno una notte, cambierebbe qualcosa? Cambierebbe qualcosa.
Amici Cari, speriamo che questa follia dei nostri tempi, nella quale tutti ognuno a suo modo siamo avvolti, possa passare velocemente. Io non c’è l’ho con nessuno. Sono il primo ad essere stato irregolare e questo non ha mai impedito ne i miei rapporti affettivi con Voi, ne quanto meno quelli di collaborazioni lavorative. Io non ho soluzioni di nessun tipo a parte l’idea che qualsiasi altra soluzione sia meglio di questo decreto sicurezza vergognoso che non fa che prolungare una già lunga stagione delle madri di immigrati che continuano telefonare ai loro figli. Sono preoccupate. I figli rassicurano, ma non basta. Una madre non crede mai del tutto alle rassicurazioni di un figlio che vive lontano da casa. I figli che vivono lontano da casa, si sa, spesso si cacciano nei guai. Ci vorrebbe qualcosa in più. Ci vorrebbe qualcosa di speciale, qualcosa di grande. Se gli Amici italiani non contano Niente, forse le madri italiane contano. Potrebbero le Madri italiane a rassicurare le madri degli immigrati. Sarebbe una bella cosa. Sono madri, tra loro si fidano.
un abbraccio

Maksim Cristan

testo in corsivo: Sogno in due tempi, di G. Gaber